Dopo una lunga agonia è fallita ufficialmente la RaDi, società di raccolta e trattamento rifiuti con sede a Palmi. Gli amministratori giudiziari dell'azienda, nello scorso dicembre, avevano licenziato i 32 dipendenti che erano rimasti sotto contratto chiudendo di fatto i cancelli dell'azienda sequestrata nel 2013 quando la Procura antimafia di Reggio Calabria aveva arrestato il proprietario, l'imprenditore Carmelo Ciccone, nell'inchiesta “Casa mia”.
Il Tribunale aveva nominato dei curatori giudiziari. All'inizio le cose non erano andate male (in organico c'erano 130 dipendenti tra operai e personale amministrativo), ma poi i Comuni legati con la RaDi da un contratto per la raccolta dei rifiuti avevano iniziato a non pagare e le commesse cominciavano a calare. Una situazione che aveva portato l'azienda dentro una crisi dalla quale non è più riuscita a uscire: licenziati la maggior parte dei dipendenti, a dicembre scorso la chiusura e l'avvio della procedura di fallimento. Procedura conclusasi negli ultimi giorni con la dichiarazione ufficiale del fallimento. Il giudice ha nominato un curatore fallimentare, un commercialista di Palmi, che gestirà questa fase facendo un punto su crediti e debiti e subito dopo presenterà lo stato del passivo dell'azienda al giudice. Quest'ultimo, nella fase successiva, tenterà di pagare i creditori anche mettendo all'asta i beni aziendali.
Adesso il compito di capire come gestire la situazione potrebbe toccare proprio al curatore, qualora il giudice gli abbia dato l'incarico di occuparsi anche della vicenda. Nell'area che ospita gli impianti di lavorazione dei rifiuti della RaDi, infatti, si sarebbero accumulati ammassi di rifiuti non lavorati e, pare, anche pericolosi.
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