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Assistenza medica a rischio nelle carceri, a Reggio emergenza ad Arghillà

Una panoramica del carcere di Arghillà

Pochi, pochissimi, medici per seguire i detenuti nelle patologie più semplici come nelle cure più delicate e complicate. I dati nazionali sono impietosi. Da allarme rosso. Mancano oltre 1.600 camici bianchi; la media è di un solo medico di base in ogni carcere per ogni 315 detenuti, per un totale di 1.000 medici di base e di guardia nei 206 istituti di pena italiani. Troppo pochi per garantire un servizio adeguato.

E a Reggio, dove insistono ben cinque carceri - “Panzera” e Arghillà in città, Palmi, Locri e Laureana di Borrello in provincia - che situazione abbiamo? Lo screening preciso sarà diffuso dal Garante comunale che ufficializzerà i dati nella relazione annuale (riferita al 2018). Nessun dato preciso è oggi disponibile, anche se dal quadro generale che disponiamo emerge una situazione meno grave rispetto alla media nazionale.

In emergenza assoluta è Arghillà, dove è un'impresa titanica seguire i 400 detenuti che sono tra l'altro di categorie piuttosto delicate e particolari tra definitivi media sicurezza (tra cui spicca una nutrita pattuglia di scafisti), i cosiddetti “sex offender”. Ad Arghillà è assicurato il servizio medico h 24, il servizio infermieristico h12 (ed è un vuoto che pesa anche tanto), l'ambulatorio specialistico è da rinforzare; c'è l'Ecografia, manca la Radiologia.

L'articolo completo nell'edizione odierna di Reggio della Gazzetta del Sud.

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