«Oltre il male commesso, è possibile passare e guardare oltre. Il male commesso non può essere l’ultima parola sulla vostra vita. Rinnegatelo: è possibile! Si può ricominciare». Lo ha detto il vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, nel corso della Messa celebrata in carcere con il rito della lavanda dei piedi ai detenuti.
«Ecco il grande insegnamento per noi: con l’amore - ha aggiunto mons. Oliva - possiamo distruggere il male, ritrovare la speranza, che ci porta a guardare oltre il male commesso. Non ci abbandona a noi stessi e ai nostri peccati. Dio indica la via dell’amore, del servizio e del perdono come via di redenzione e di salvezza. E’ possibile sbagliare, ma abbandonando la via del male e incamminandosi su quella del bene si ritrova la propria felicità. La volontà di uscire dal male fatto implica anzitutto la riprovazione del male commesso senza cercare di scaricarne la responsabilità sugli altri o andare alla ricerca del responsabile al di fuori di se stessi. Occorre riconoscere che le azioni cattive hanno fatto male al fratello e alla comunità, oltre che a se stessi e alle persone care. Non avere timore di batterti il petto. Lo facciamo tutti come cristiani. Prima di iniziare la celebrazione della messa ci battiamo il petto tre volte: la prima, perché ho fatto quello che non dovevo fare (il male che fa sempre male); la seconda, perché sono stato cattivo nel fare agli altri quello che non avrei desiderato che gli altri facessero a me; la terza, perché col male che ho fatto ho rovinato ciò che era bello, buono e giusto, ho agito contro la volontà di Dio. Insomma, mi sono rovinato da solo. Il pentimento così espresso porta al cambiamento».
«É questo - ha concluso il Vescovo di Locri - il messaggio della Pasqua: risorgere con Cristo e rinascere con Lui, purificati dal peccato e dal male, passare dalla morte alla vita, dal carcere alla libertà, dalle tenebre alla luce».
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