Le mani della 'ndrangheta sul gioco d'azzardo a Malta, il pentito svela i "trucchi" per fare soldi
L'isola del gioco e dei misteri. L'estradizione di Antonio Ricci, 43 anni, concessa da Malta, rilancia il tema della infiltrazione della mafia calabrese nel mondo delle scommesse e del gioco d'azzardo. L'uomo è infatti coinvolto nella maxi inchiesta che nel novembre dello scorso anno ha portato all'arresto di 68 persone. In azione tre procure antimafia: Reggio Calabria, Catania e Bari coordinate dal procuratore nazionale Federico Cafiero de Raho. Le indagini hanno portato gli inquirenti a compiere verifiche nell'isola mediterranea, Caracao, Gran Bretagna, nell'Isola di Man e in Sudamerica. La ‘ndrangheta fiutando il fiume di soldi che il mondo delle scommesse muove su scala planetaria si sarebbe lanciata a capofitto reinvestendo i profitti ottenuti in patrimoni immobiliari e posizioni finanzierie all'estero intestati a prestanome. Le accuse contestate agli indagati vanno infatti dall'associazione mafiosa al trasferimentio fraudolento di valori, passando per il riciclaggio e l'autoricicliclaggio. E quanto sia forte l'interesse dei boss nostrani e dei loro “reggicoda” nelle scommesse è testimoniato da investigazioni condotte già nel 2015 e dalle rivelazioni di un collaboratore di giustizia. Le investigazioni sfociarono nell'operazione “Gambling” coordinata dal pm Stefano Musolino e Sara Armerio della Dda di Reggio Calabria e si sono concluse in primo grado con la condanna d'una trentina di persone giudicate dal Gup Nicola Marino (ora pende giudizio in appello). Tra i condannati, le cui figure vengono ben delineate dal magistrato giudicante in una sentenza di 790 pagine, figura Mario Gennaro cui sono stati inflitti quattro anni di carcere in ragione delle confessioni rese ai pubblici ministeri. Gennaro, reggino, legato alle cosche del quartiere Archi, era capo del bookmaker maltese “Betuniq” ed è stato definito «il garante della infiltrazione della ‘ndrangheta nel settore di giochi e scommesse attraverso il marchio “Betuniq”». Il pentito ha spiegato tutti i “trucchi” messi in piedi per lucrare e riciclare denaro indicando pure Malta da dove è stato estradato, come una delle aree europee in cui aveva scelto di operare. L'isola è da sempre crocevia di molteplici interessi non sempre legali e luogo in cui è stata assassinata con un'autobomba la giornalista Dafne Galizia. Il collaboratore parla pure della cosca Tegano e dell'attenzione di più organizzazioni criminali verso il gioco d'azzardo. Ma quanto le mafie meridionali abbiano diversificato i loro affari emerge da una intercettazione illuminante. Uno dei coinvolti nell'inchiesta di novembre spiega ad un amico: “Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali e tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada che vanno a fare così.. Bam, bam!!. Io cerco quelli che fanno così, invece: Pin, pin!! Che cliccano! Quelli cliccano e movimentano… È tutta una questione di indice, capito?”. Più chiaro di così...