"Il direttorio della 'ndrangheta di Reggio non c'era", la tesi della "super-cupola" crolla in Cassazione
Verdetto pesante quello emesso ieri dalla Cassazione nell'ambito del processo scaturito dall'operazione anti 'ndrangheta “Meta”. La Suprema Corte ha infatti annullato la parte della sentenza della Corte d'Appello di Reggio relativa all'esistenza del direttorio della 'ndrangheta nella città dello Stretto, una “supercupola” cittadina che con una strategia comune avrebbe tenuto in pugno l'area del mandamento “Centro” attraverso un presunto direttorio presunto “direttorio” composto dai quattro ritenuti “mammasantissima” della criminalità organizzata reggina: Giuseppe De Stefano il “crimine”, Pasquale Condello “il supremo”, Giovanni Tegano “uomo di pace”, Pasquale Libri “il custode delle regole” (deceduto nel corso del processo). Adesso la sentenza della Cassazione potrebbe cambiare la “lettura” di storiche vicende criminali e rimette in discussioni la posizione processuale di De Stefano, Condello e Tegano, imputati comunque per altri capi. Naturalmente la sentenza di ieri non riguarda soltanto la sospetta “superassociazione”, ma tante altre singole posizioni e numerose ipotesi di reato. Per alcuni degli imputati, secondo quanto appreso, è stata annullata - in questo caso con rinvio per un nuovo esame da parte della Corte d'Appello di Reggio - l'aggravante del metodo mafioso (articolo 7 d.l. 152/1991 che prevede l'aumento della pena da un terzo alla metà). Già nella giornata di oggi il quadro dovrebbe essere comunque più chiaro, non appena verrà depositato il dispositivo della sentenza letta ieri dai giudici romani alla conclusione della camera di consiglio, che ha fatto seguito alla discussione delle parti. Per saperne di più leggi la versione integrale dell’articolo su Gazzetta del Sud – Reggio in edicola oggi.