Il Tar della Calabria sezione di Reggio Calabria, accogliendo il ricorso del Comune, ha annullato il provvedimento del Ministero dell’Interno che aveva escluso Riace dallo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Il ricorso era stato presentato dal vice sindaco Giuseppe Gervasi il primo gennaio scorso. La decisione si fonda essenzialmente sulla circostanza, evidenziata dai difensori del Comune, che a Riace sia stato autorizzato il finanziamento per il triennio «2017-2019, in prosecuzione del triennio precedente senza avere comminato penalità, e dall’altro, quasi contestualmente, ha assunto un atto che fonda le penalità e, dunque, la revoca su criticità afferenti al precedente triennio». «Il Collegio - scrivono i giudici del Tar - reputa che la contraddittorietà tra la prosecuzione autorizzata a dicembre e la successiva nota di gennaio sia manifesta. L’autorizzazione alla prosecuzione del progetto può, dunque, trovare spiegazione solo con la massima benevolenza dell’Amministrazione, di cui dà conto la difesa erariale, evidentemente attuatasi mettendo a disposizione del Comune risorse umane e finanziarie, nonostante il riscontrato caos gestionale ed operativo, che emerge con chiarezza dagli atti di causa. Osserva in definitiva il Collegio come, alla luce della documentazione versata in atti, il progetto avrebbe dovuto essere eventualmente chiuso alla scadenza naturale. Averne autorizzato la prosecuzione, lasciando la gestione di ingenti risorse pubbliche in mano ad un’amministrazione comunale, per quanto ricca di buoni propositi e di idee innovative, ritenuta priva delle risorse tecniche per gestirle in modo puntuale ed efficiente, appare fonte di danno erariale che dovrà essere segnalato alla Procura presso la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Regione Calabria ed alla Procura presso la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Regione Lazio, per i rispettivi profili di competenza». «Sono contento, ero fiducioso perché ho capito che stavano facendo una forzatura, anche dal punto di vista amministrativo - ha commentato Mimmo Lucano -. Era tutto prestabilito perché bisognava raggiungere l’obiettivo di azzerare Riace e allora è stato come un tiro incrociato da diversi punti di vista. È una notizia positiva ma comunque hanno distrutto Riace». «Adesso - ha aggiunto Lucano - Riace rientrerà nello Sprar ma col decreto sicurezza 1 e adesso anche il 2 sono tutti gli Sprar ad essere a rischio. Da noi, intanto, sono stati tutti trasferiti, ed il Tar dimostra che non era giusto. Adesso ci vuole un tempo lunghissimo per ripartire. Adesso il Tar dice che abbiamo ragione ma intanto lo Sprar di Riace è stato azzerato. L’intenzione del Governo era azzerare gli Sprar in Italia ed in particolare Riace. Era la punta più avanzata in applicazione non semplicemente di un provvedimento burocratico ma per la realtà sociale». «Riace non era uno Sprar, era un progetto di comunità, era tutta una comunità dove c'erano attività, integrazione - spiega Lucano -. C'è stato un valore sociale e culturale, l’asilo nido, l’ambulatorio medico, gli immigrati erano protagonisti sul territorio con la raccolta differenziata, il turismo solidale, le attività culturali. Il mondo aveva visto. Non è un caso che tutti hanno capito che c'è qualcosa. Le stesse relazioni della Prefettura, una volta bene una volta male, molto contraddittorie tra loro. Anche la Cassazione dice in un modo, il tribunale in un altro ed il gip un altro ancora». «L'obiettivo - ha concluso Lucano - era azzerare Riace. In un periodo in cui l’equazione immigrazione uguale dramma sociale, Riace aveva dimostrato concretamente il contrario».