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Da Gioia Tauro ai porti del Nord: i narcos calabresi nel cuore dell'Europa

Prima era il porto di Gioia Tauro, poi l'Europa intera. Non esistono più confini geografici prestabiliti per i narcotrafficanti calabresi. Tre giorni fa l'ultimo carico di droga intercettato nello scalo gioiese: 53 chili, quasi bazzecole in confronto alle tonnellate sequestrate negli ultimi anni. I trafficanti di cocaina made in Calabria, infatti, costretti dai controlli sempre più stringenti della Guardia di Finanza e dello Svad della Dogana hanno cambiato strategia e rotte per l'arrivo della droga dall'America latina.

C'è un altro fattore che ha spinto a spostare i traffici: le diverse maxi operazioni della Procura antimafia che hanno aperto le porte del carcere ai grandi “operatori” che usavano il porto per fare entrare la droga, dai fratelli Giuseppe e Alfonso Brandimarte a Gaetano Tomaselli, definito dal collaboratore Francesco Trunfio come il Pablo Escobar gioiese.

Bande di narcotrafficanti calabresi, ormai, scorrazzano in Europa muovendo e importando imponenti quantità di cocaina Sud America. Molti di loro sono latitanti, senza documenti e collegati alla 'ndrangheta. Alla conquista di Germania e Olanda sono tutti invitati: Pelle, Vottari, Giorgi della Locride; Bellocco, Pesce, Di Marte e Cacciola della Piana. Tutti fanno affari con tutti: la torta è gigantesca e chi ha i contatti giusti e una rete efficiente riesce a fare un sacco di soldi.

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