«È stata accertata una condotta stabile di realizzazione degli illeciti contestati con una programmazione degli stessi che va al di là dell'effettivo esito favorevole delle singole operazioni illecite». È quanto scrive il Gip di Reggio nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Selfie” con 27 arresti scattata venerdì ed eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Reggio con il supporto dei Cacciatori “Calabria”, con il contributo dei colleghi del BundesKriminalAmt (BKA). La complessa attività d’indagine - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola - coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, ha rivelato come alcuni degli indagati abbiano predisposto un sistema operativo fondato sulla diretta produzione di parte dello stupefacente trattato, mediante l'individuazione di piazzole dove piantare lo stupefacente, provvedendo a coltivarlo ed irrigarlo (mediante sistemi professionali anche automatici), raccoglierlo ed essiccarlo. La droga così ottenuta e prodotta, in uno ad altri quantitativi approvvigionati, serviva a soddisfare le richieste di una platea estesa di acquirenti all'ingrosso che provvedevano poi alla commercializzazione al dettaglio su piazze territoriali anche lontane dalla Calabria (tra Roma e Latina soprattutto). Attraverso una filiera collaudata di produzione e l'individuazione di canali di trasporto stabili tra la Calabria e il Lazio, è stata accertata l'operatività sinergica degli indagati per l’ipotesi di far parte di un’associazione dedita al narcotraffico alla realizzazione degli illeciti programmati e gestiti per essere portati a compimento.