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Riace, al via il processo a Lucano e ad altri 26: corteo di protesta a Locri

Mimmo Lucano

Inizierà domani davanti al collegio del Tribunale di Locri, Fulvio Accurso presidente, il processo all’ormai ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, rinviato a giudizio assieme ad altre 26 persone dal gup Amalia Monteleone nell’ambito dell’inchiesta Xenia.

Le accuse contestate dalla Procura di Locri diretta dal procuratore capo Luigi D’Alessio, sono, a vario titolo, associazione a delinquere, truffa con danno patrimoniale per lo Stato, abuso d’ufficio, peculato, concussione, frode in pubbliche forniture, falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’operazione è scattata il 2 ottobre dello scorso anno, quando al termine dell’indagine della Guardia di Finanza, Lucano fu posto agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti. Un’indagine nata successivamente ai rilievi della prima ispezione su presunte irregolarità nella gestione del progetto migranti, e che nonostante la seconda ispezione, favorevole al «modello Riace», qualche giorno dopo l’arresto di Lucano ha determinato il Ministero dell’Interno alla revoca dei finanziamenti, irrogando 34 punti di penalità, e alla chiusura dello Sprar, con i migranti da trasferire lontano da Riace; esclusione poi ritenuta illegittima dal Tar.

Successivamente la misura cautelare è stata attenuata dal Tribunale del Riesame, che sempre nell’ottobre dello scorso anno ha disposto il divieto di dimora a Riace per Lucano, il sindaco che la rivista statunitense «Fortune» aveva inserito tra le 50 persone più influenti del mondo, proprio grazie al modello di accoglienza sperimentato a Riace.

Secondo l’accusa Lucano, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, avrebbe organizzato veri e propri «matrimoni di convenienza» tra cittadini riacesi e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano. Gli elementi di prova raccolti dagli inquirenti dimostrerebbero come l’allora sindaco Lucano, unitamente alla sua compagna Tesfahun Lemlem, avessero «architettato degli espedienti crimonosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia».

Oltre a ciò la Procura contesta irregolarità amministrative e illeciti penalmente rilevanti in merito alla realizzazione del progetto di accoglienza. Argomentazioni, quelle della Procura, che non hanno convinto in toto il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, che ha ritenuto fondate le esigenze cautelari solo per le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per la frode, evidenziando comunque «i fini umanitari» nell’azione di Lucano. Anche la Corte di Cassazione si è pronunciata a favore di Lucano sulle esigenze cautelari, quando a fine febbraio ha annullato con rinvio il divieto di dimora, poi però riconfermato dal Riesame.

E’ servita un’autorizzazione del Tribunale per permettere a Lucano, candidato consigliere comunale, di tornare nella sua Riace per due ore la sera del 24 maggio, per prendere parte al comizio conclusivo della campagna elettorale per la lista civica con candidato a sindaco Maria Spanò, ex assessore proprio nella giunta di Lucano, anche lei indagata (ha ricevuto un avviso di garanzia a una settimana dal voto) in uno stralcio del filone principale dell’inchiesta Xenia. Le urne non l’hanno premiato, Lucano non ce l’ha fatta a rientrare in Consiglio comunale e proprio ieri si è insediato il nuovo sindaco appoggiato dalla Lega, Antonio Trifoli.

Per supportare Lucano dopo il rinvio a giudizio è nato il «Comitato Undici Giugno» che ha organizzato per domattina, proprio in concomitanza con la prima udienza del processo, una serie di iniziative a Locri: in piazza Tribunale si terrà un piccolo presidio con gazebo; lungo le vie cittadine si snoderà un corteo, con partenza alle ore 9:00 e nel pomeriggio dalle ore 14:00 assemblea presso la Casa della Cultura.

«Mi sento sereno, perchè sono sicuro che nel processo prevarrà la verità». Lo ha detto Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, parlando con l’Agi alla vigilia del processo che da domani a Locri lo vedrà coinvolto, insieme ad altre 26 persone, nell’ambito dell’inchiesta «Xenia» su presunte irregolarità nella gestione dei progetti di accoglienza dei migranti nel Comune riacese. Lucano, che al momento vive a Caulonia essendo ancora sottoposto al regime di divieto di dimora, ha reso noto che domani sarà presente alla prima udienza. «Sono sereno - ha aggiunto Lucano - perchè sono sicuro che nel processo prevarranno le cose vere e la giustizia, anche perchè ci sarà una controparte rispetto alle accuse. Ricordo poi che su alcuni aspetti già ci sono stati pronunciamenti favorevoli, si veda il Gip, la Cassazione, il Tar, che già hanno detto, anche con parole eclatanti, che non abbiamo responsabilità, non abbiamo fatto speculazioni e non ci siamo arricchiti. Nel caso del 'Modello Riacè poi - ha sostenuto l’ex sindaco - loro non si sono mai chiesti come mai il mondo - studiosi, antropologi, scrittori, registi - abbia dato un preciso giudizio rendendosi conto del fatto che una piccola comunità aveva dimostrato che l’immigrazione, soprattutto in una terra debole come la nostra, non solo era una problema ma anzi la soluzione a problemi come lo spopolamento o l’assenza di servizi».

Lucano ha poi osservato: «Ormai Riace è diventata un’icona, ieri a Piazza Maggiore a Bologna ne ho avuto l’ennesima conferma. E’ impressionante vedere quante persone vogliono ancora dare testimonianza a sostegno della nostra esperienza. E questo si sente nell’aria, perchè, al di là della vicenda giudiziaria che è piena di ombre e che comunque secondo me rivela un nesso con il tentativo di offuscare e sminuire la nostra esperienza, Riace - ha rilevato l’ex sindaco - rappresenta nell’immaginario la forte contrapposizione a chi vuole costruire una società disumana e fondata sulla discriminazione: in Italia un giorno è successo anche che sono stati discriminati bambini di colore in una mensa, un fatto vergognoso, è l’esempio dei valori che con vigliaccheria esprime la Lega. Un gesto del genere per la Calabria sarebbe devastante. Come fa Salvini a prendere i voti in Calabria?». Lucano si è, infine, soffermato anche sull'attuale situazione al Comune di Riace dopo le elezioni dello scorso 26 maggio, che l’hanno escluso dal Consiglio comunale portando portato alla guida dell’amministrazione un sindaco espressione di una lista nella quale erano presenti anche candidati della Lega. «Io non faccio differenze di postazioni. Ricordo infatti - ha sostenuto l’ex sindaco - che il 'Modello Riacè l’abbiamo costruito già prima che diventassi sindaco. Certo, avevamo più strumenti in mano, più possibilità di divulgare il messaggio, ma l’accoglienza era nata già prima che diventassi sindaco. Ma il mio impegno continuerà, nessuno - ha concluso Lucano - può spegnere la mia voglia di contribuire a costruire una società giusta e a portare avanti ideali di umanità».

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