In un settore, come quello dell’informazione e della comunicazione, in profonda, costante e ancora oggi tumultuosa evoluzione - grazie anche a un’innovazione tecnologica che negli ultimi decenni ha reso possibile e alla portata di tutti quel che prima appariva quasi pura fantascienza… - un irrinunciabile presidio rimane la formazione. Il processo di progressivo depauperamento e desertificazione delle redazioni - e ciò lo si avverte in misura maggiore nel settore della “carta” - ha avuto tra le altre conseguenze quella della scomparsa delle scuole di redazione dove il “mestiere” di giornalista si apprendeva sul campo. È ragionando di questo che è maturata l’idea di poter realizzare a Reggio Calabria una Scuola di formazione in giornalismo collegata all’Università per Stranieri “Dante Alighieri”. Una proposta che molto presto inizierà il proprio percorso per passare da pura idea a progetto concreto. L’idea è stata lanciata ieri sera nel corso dei Caffè Letterari del Rhegium Julii in svolgimento al Circolo del Tennis “Polimeni”. Protagonista della serata il giornalista siciliano Aldo Mantineo, sino ad alcuni mesi fa caposervizio della redazione di Reggio Calabria della Gazzetta del Sud, che ha presentato il suo manuale “DireFareComunic@re - Gestire un ufficio stampa nel tempo dei social”. Dopo i saluti del padrone di casa, il presidente del “Polimeni” Igino Postorino, e l’introduzione del presidente del Rhegium Julii Pino Bova, il confronto - svoltosi davanti a un pubblico ancora una volta numeroso - è stato animato oltre che dallo stesso autore del manuale anche dal giornalista ed editore Santo Strati (il volume è stato edito per i tipi di Media&Books - Roma) e da Eduardo Lamberti Castronuovo, docente di etica della comunicazione all’Università per Stranieri “Dante Alighieri”. È stato lo stesso Lamberti Castronuovo, per altro anche editore televisivo, a lanciare la proposta di attivare a Reggio Calabria una Scuola di formazione in giornalismo. “Quello del giornalismo non è un mestiere/professione qualunque - ha tra l’alto detto Mantineo - Si ha a che fare assai spesso con la vita delle persone e si tratta di “materia” che va trattata sempre non soltanto con grandissimo rispetto ma anche (se non soprattutto) con estrema professionalità. In tal senso il percorso di formazione individuale è fondamentale: ogni allievo, per quanto bravo possa essere, ha bisogno di crescere all’ombra dell’esperienza di un “maestro”. Una volta di queste figure ne era piena ogni redazione, oggi, invece, le strutture editoriali appaiono decisamente più fragili, non di rado sono composte da una-due persone e, in queste condizioni, fare del buon giornalismo diventa molto più difficile. E ciò apre la porta a fenomeni degenerativi dei quali fake news e insolenze - che purtroppo oggi non mancano, soprattutto sulla “rete” - non ne sono altro che la spia più evidente. Nel corso dell’incontro - che lo stesso Mantineo ha voluto dedicare alla figura del Presidente della SES-Gazzetta del Sud Giovanni Morgante, “autentico galantuomo prima ancora che editore illuminato”, scomparso sabato scorso - è stato, infine, più volte evidenziato in maniera praticamente corale da tutti i relatori sul palco, ma anche negli interventi dalla platea, la necessità che si riesca a mettere in campo un “altro” racconto del Sud e della Calabria in particolare. Una narrazione che non chiuda gli occhi davanti ai tanti guasti che ci sono a cominciare dal cancro della ‘ndrangheta, che non esiti a denunciare il malaffare a ogni livello, ma che sappia anche riconoscere e dare voce al tanto di buono che, anche a queste latitudini, si ha il coraggio e la capacità di creare. “Materiale” che, troppo spesso, non riesce a far breccia sul sistema nazionale dei media che fatica a tirare fuori la Calabria dalle sabbie mobili di logori stereotipi che l’hanno penalizzata.