Che siamo di fronte solo al primo livello di un’indagine molto più “profonda” non è certo un mistero per nessuno. E non l’hanno nascosto neppure gli inquirenti incontrando i giornalisti. Con l’inchiesta “Mala gestio” si è arrivati fino al reato di bancarotta, ma sullo sfondo si agitano le ombre della ’ndrangheta, del voto di scambio, degli affari e del controllo assoluto della città. Nelle pieghe, infatti, della breve ordinanza – una cinquantina di pagine – per quanti sforzi gli inquirenti abbiano fato per sterilizzare i contorni delle cosche, questa riescono lo stesso ad apparire. L’inchiesta - si legge sulla Gazzetta del Sud in edicola - fa riferimento all'appoggio elettorale dell'imprenditore Cozzupoli. Stando alle carte d'indagine la famiglia Cozzupoli è ritenuta vicina alle cosche Libri e De Stefano, in particolare con i fratelli Pietro e Domenico: secondo i collaboratori di giustizia, quest'ultimo sarebbe anche legato alla massoneria. E proprio la famiglia Cozzupoli si sarebbe attivata per assicurare il sostegno elettorale al sindaco Scopelliti, quest'ultimo artefice dell'operazione che portò alla creazione della Multiservizi, la quale avrebbe, quindi, portato parecchi soldi nelle tasche dei Cozzupoli. Sui collegamenti con la 'ndrangheta, l'ordinanza del Gip Giovanna Sergi fa anche riferimento alla relazione che portò allo scioglimento per contiguità con la 'ndrangheta del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, avvenuto nell'ottobre 2012.