Un progetto «criminale» studiato a tavolino. Pensando a tutto, anche ai minimi dettagli. Ed una strategia «criminale» - si legge sulla Gazzetta del Sud in edicola - perfettamente orientata per realizzare gli obiettivi che si erano prefissati le menti del gruppo sotto accusa (otto le persone agli arresti domiciliari ed altre 10 indagate a piede libero per bancarotta fraudolenta) nell’indagine “Mala gestio”. Saccheggiare le casse della “Multiservizi”, la società mista del Comune di Reggio che si occupava della manutenzione di primari servizi cittadini (rete stradale, rete idrica, illuminazione, scuole, parchi) sciolta per mafia nel 2012, e divorare fiumi di denaro pubblico che, come rimarcato dai vertici delle Fiamme Gialle di Reggio, «piuttosto che essere destinati al soddisfacimento di primari interessi e bisogni della collettività, grazie al patto scellerato con politici e imprenditori collusi e disonesti, sono finiti nelle tasche delle cosche». Tema ripreso nelle considerazioni conclusive del Gip Giovanna Sergi: «Il poderoso materiale probatorio dimostra con chiarezza l'impressionante e astuto piano criminale messo a punto dagli indagati che, prima servendosi di un’impresa di Torino, la Ingeste Facility S.p.a., per aggiudicarsi la gara e poi costituendo una società a partecipazione prevalentemente pubblica, con la compiacenza di amministratori pubblici e attraverso la stipula di convenzioni e contratti strumentali che non avevano necessità o vantaggio per Multiservizi, riuscivano a far introitare al socio privato di minoranza enormi profitti ingiustificati che, nel tempo, determinavano il fallimento».