Due progetti criminali in fotocopia, due vicende gemelle, due storie illecite parallele. Che dietro la fuga in Libano, per sottrarsi alla condanna definitiva per mafia, di Marcello Dell'Utri e Amedeo Matacena ci siano l'ex ministro dell'Interno, Claudio Scajola, e il poliedrico Vincenzo Speziali junior che a Beirut, godendo di corsie preferenziali ed entrature privilegiate anche per aver sposato una nipote dell'ex presidente libanese Amin Gemayel, non ha dubbi il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio, Giuseppe Lombardo, che ieri all'Aula bunker ha tenuto la seconda parte della requisitoria fiume del processo “Breakfast”. E per rafforzare la tesi accusatoria ripercorre decine, e decine, di intercettazioni, con protagonisti proprio Claudio Scajola e Vincenzo Speziali, come scrive la Gazzetta del Sud in edicola. Tra le tante ne valorizza soprattutto una il procuratore Lombardo: «Grazie a Dio non ti hanno collegato a Marcello...». Per poi aggiungere, facendo impennare la già frizzante discussione dell'Accusa: «Un collegamento che non abbiamo scoperto nemmeno noi. Almeno fino ad ora...». Facendo ipotizzare ai più che all'orizzonte ci sia un'ulteriore indagine su chi avrebbe composto «il circuito relazionale» a sostegno del progetto dei due politici - entrambi con trascorsi di Forza Italia - di darsi alla macchia all'estero dove sarebbero stati al sicuro rispetto alla mannaia dell'estradizione.