Non ha superato il vaglio del Gip di Palermo il procedimento penale a carico di 7 persone, alcune ritenute vicine alla consorteria degli Alvaro di Sinopoli e almeno uno alla consorteria dei Morabito di Africo, indagate a vario titolo «di aver aiutato il latitante Matteo Messina Denaro a sottrarsi all’esecuzione delle pene inflittegli, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare il sodalizio mafioso Cosa Nostra». Il gip palermitano - riporta la Gazzetta del Sud in edicola - ha depositato le motivazioni della decisione con la quale ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti degli indagati con la formula «perché il fatto non sussiste». Nel contesto investigativo, la Procura Antimafia palermitana ha collaborato con quella reggina per quello che sembra legare ad un unico filo conduttore consorterie della Sicilia con alcune della Calabria, in tema di vicendevole rapporto di affari criminosi. L’inchiesta, infatti, si sviluppa intorno alle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia che, seppur nato in provincia di Biella, sarebbe stato affiliato ad una ’ndrina legata agli Alvaro. Il collaboratore tra il novembre 2015 e il gennaio 2016 ha raccontato ai magistrati di Genova prima e di Palermo dopo di aver appreso di legami tra Cosa Nostra e ’ndrangheta.