'Ndrangheta a Reggio Calabria, sequestro per 200 milioni a 4 imprenditori vicini alle cosche
È in corso a Reggio Calabria un'operazione della guardia di finanza, dei carabinieri e della Dia, con il coordinamento della Dda, diretta dal procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, per l'esecuzione di un provvedimento di sequestro di beni mobili ed immobili per un valore di duecento milioni di euro riconducibili a quattro imprenditori reggini. Si tratta di Michele e Giuseppe Surace, Andrea Giordano e Carmelo Ficara. Gli imprenditori destinatari del provvedimento di sequestro sono indiziati di essere vicini alle più importanti cosche di 'ndrangheta di Reggio Calabria. I quattro erano già stati arrestati nell'aprile del 2018 e indicati come contigui alle più importanti cosche di 'ndrangheta della città, furono coinvolti all'epoca nell'operazione denominata "Monopoli" con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni ed autoriciclaggio. L’operazione di oggi è stata portata avanti dai comandi provinciali della guardia di finanza e dei carabinieri di Reggio Calabria, con il Centro operativo della Dia e il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata della finanza, con il coordinamento della Dda, diretta da Giovanni Bombardieri. I provvedimenti sono stati emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria - presieduta da Ornella Pastore - su richiesta del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e dei sostituti procuratori Walter Ignazitto e Stefano Musolino. I quattro imprenditori coinvolti sono indiziati di “appartenere” alle cosche reggine dei Tegano e De Stefano. Tutti e quattro erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Monopoli” condotta dal comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, all’esito della quale - nel 2018 - erano stati raggiunti da provvedimenti restrittivi personali per i reati di associazione mafiosa), trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio. Le indagini. L’inchiesta, avviata nel febbraio 2017 dai militari del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Reggio Calabria, ha fatto luce su un sistema di collegamenti criminali, coltivati da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio delle coschecittadine, erano riusciti ad accumulare, in modo illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diversificate attività commerciali. In particolare le indagini avrebbero dimostrato che Andrea Giordano e Michele Surace, aiutato dal figlio Giuseppe, sfruttando l'appoggio delle cosche, fossero riusciti ad accumulare, milioni di euro poi riciclati attraverso diverse attività commerciali - tra le quali l'unica sala bingo di Reggio - attività gestita in regime di monopolioin virtù di precisi accordi stipulati con esponenti apicali della famiglia Teganodi Archi - nonché reimpiegando grosse quantità di denaro per lo più nel settore edile, grazie alla costituzione di svariate società fittiziamente intestate a prestanome.