Reggio

Sabato 23 Novembre 2024

Fiumi di droga fra Pellaro, San Cristoforo e il centro: retata con dieci arresti a Reggio Calabria

Gestivano in house la coltivazione e il confezionamento di marijuana che poi provvedevano anche a spacciare al consumo. Un'organizzazione dedita alla produzione ed al traffico di droga è stata smantellata dai finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria. Nel blitz sono coinvolte dieci persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di droga e di illecita detenzione, spaccio e produzione di sostanze stupefacenti. L'operazione, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal procuratore capo, Giovanni Bombardieri, ha portato all'arresto e al sequestro di beni per dieci reggini. In particolare, la misura cautelare in carcere è stata emessa nei confronti di: Domenico Di Grande (detto “Mimmone”), 60 anni; Valentino Buzzan, 59 anni; Roberto Bevilacqua, 35 anni; Giuseppe Simone, 45 anni; Domenico Genoese Zerbi (detto “Nico”), 48 anni; Fabio Puglisi, 40 anni; Carmelo Tommasini, 32 anni; Fedele Zaminga, 43 anni; Sebastiano Trunfio, 37 anni. Agli arresti domiciliari Carmelo Gatto, 30 anni. Gli arrestati, secondo gli investigatori, appartenevano a una banda operante nella zona centro-sud della città – prevalentemente nei quartieri di Pellaro, San Cristoforo e centro città – capeggiata da Di Grande e Buzzan. Il gruppo aveva tre siti nei quali veniva coltivata la marijuana: un’abitazione con giardino nel quartiere di San Cristoforo, e altri due terreni in un agro nella zona sud della città. La Droga veniva prodotta con metodologie tecnologicamente avanzate, per garantire un’eccellente qualità dell'"erba" coltivata. Durante le indagini sono state scoperte oltre 200 piante di cannabis, dalle quali l’organizzazione avrebbe potuto ricavare diverse migliaia di dosi di marijuana da distribuire direttamente alla vendita al dettaglio sulle piazze di spaccio cittadino. In questo senso, non è casuale il nome attribuito all’odierna operazione, “Pollice Verde”, assegnato con particolare riferimento, appunto, alla dedizione degli arrestati alla produzione in house dello stupefacente, con relativo peculiare know how che, di fatto, ha sbaragliato la concorrenza, garantendo elevati profitti. La droga veniva curata, annaffiata, raccolta, fatta essiccare e confezionata, per poi essere distribuita direttamente al consumo tramite una rete di pusher, tutti stabilmente partecipi all’associazione: in buona sostanza, si trattava di un vero e proprio business “a km 0”.

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