Una fine terribile, un retroscena ancora più agghiacciante dietro la morte del 53enne Vincenzo Cordì. L'uomo era stato trovato carbonizzato nella sua auto a Roccella Jonica nel novembre scorso. E ora dalle indagini emerge una pesante accusa nei confronti della moglie, arrestata questa mattina insieme all'amante e al figlio del primo matrimonio. L'auto sarebbe stata data alle fiamme mentre era ancora vivo. I carabinieri di Reggio Calabria, dalle prime ore di questa mattina, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Locri, stanno hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Locri nei confronti dei tre. Sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dell'omicidio di Cordì, avvenuto nella Locride tra il 12 e il 13 novembre dello scorso anno. Le indagini dei carabinieri di Roccella Jonica, partite dal rinvenimento del corpo carbonizzato all'interno dell'auto, hanno consentito di far luce sul delitto e sul movente, inquadrato nell'ambito familiare. In manette è finita Susanna Brescia, disoccupata di 42 anni, moglie di Cordì. Arrestata insieme al figlio di 22 anni, Francesco Sfara, avuto da un precedente matrimonio, e all'amante Giuseppe Menniti, 40 anni, operaio, pregiudicato per reati di droga e con precedenti di polizia per reati contro la pubblica fede.
La donna, al fine di depistare le indagini, ha tentato di far credere agli inquirenti che il compagno si fosse suicidato a causa del periodo di depressione che stava attraversando.