Maria Antonietta Rositani sta meglio sotto il profilo sanitario seppure sempre nell'inferno conseguente all'aggressione del marito che ha tentato di bruciarla viva; non è più in ospedale a Bari dove ha lottato per mesi per le gravissime ferite riportate: ma ha ancora bisogno di aiuto. Per questa ragione papà Carlo Rositani ha messo da parte, condivisibilmente, ogni ipotesi di disagio e si è appellato alle Istituzioni, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Prefetto Massimo Mariani, alla presidente della Regione Calabria Jole Santelli, al sindaco Giuseppe Falcomatà.
Scrive anche anche ai vertici della Procura e ai Reggini: «Non c’è vergogna a chiedere aiuto quando non ci sono colpe da parte di chi subisce un’offesa. Vale oggi più che mai per tutti noi, per tutti coloro che, a causa di questo male di tempesta che affligge l'umanità, si trovano in difficoltà economica. E vale anche, permettetemi questo sfogo, per me, per la mia famiglia, per mia figlia Maria Antonietta, madre di due figli di cui uno minorenne. Mia figlia, fiera della sua professione di infermiera, che l’avrebbe vista in prima linea durante questa emergenza con il coraggio e la dedizione che l’hanno sempre contraddistinta, da più di un anno non può esercitare perché sofferente su un lettino d'ospedale, prima a Bari, per un tempo infinito, lontana dalla sua città, ed ora, finalmente, all’ospedale di Reggio».
Papà Carlo delinea una situazione familiare di evidente difficoltà: «Mi rendo perfettamente conto che, in questo periodo di gravissima emergenza sanitaria, tante famiglie si trovano in difficoltà economica, ma vi chiedo di considerare che la nostra situazione è ancor più difficile perché già da prima era gravata dalle spese per il ricovero di mia figlia Maria Antonietta a Bari. Spese non solo per il vitto e l’alloggio per me, che non l’ho voluta mai lasciare sola in tutto il suo atroce calvario, ma anche per alcuni medicinali e terapie che abbiamo dovuto pagare e che paghiamo con quelle misere risorse a mia disposizione».
Dallo Stato e da tante Istituzioni, la famiglia Rositani si aspettava un diverso slancio di generosità: «Una condanna per lei, che è stata sempre e solo vittima, non solo del suo aguzzino, ma anche della noncuranza dello Stato, delle Istituzioni che l’hanno ignorata ed abbandonata prima e dopo. Tutte le Istituzioni, tranne quel piccolo Comune di Varapodio presieduto da Orlando Fazzolari, mentre lo Stato si è dimostrato assente. Proprio lo Stato che, riconoscendo la negligenza degli Organi preposti alla vigilanza e alla tempestiva comunicazione dell’evasione di Ciro Russo, avrebbe dovuto offrirsi di fornire un concreto sostegno economico».
Maria Antonietta Rostani, prima dell'aggressione subita, temeva per la sua vita. Paure e timori che paà Carlo ricorda bene: «Maria Antonietta ripeteva a me tutti i giorni, prima dell’aggressione: “Papà ho paura che scappi. Vedrai papà, lui scapperà e mi ucciderà”. E io le rispondevo: “Tesoro di papà, stai tranquilla, lui si trova a Ercolano. Anche se dovesse evadere, da Ercolano per arrivare a Reggio Calabria, ci sono 500 chilometri di distanza. Le Forze dell'Ordine ci avviseranno, ti proteggeranno, io ti proteggerò”. Non è stato così, purtroppo!».
È un uomo, ed una famiglia, in difficoltà che si aspetta giustizia: «Vi prego di capire la mia disperazione ed il grande desiderio di verità e di aiuto. Verità che è, per me, l’altro nome della giustizia e che chiedo anche affinché altre donne non debbano mai più subire le stesse pene di mia figlia e la stessa noncuranza di uno Stato completamente assente. Un aiuto che si concretizzi in un sostegno economico dalle Istituzioni e non sia frutto dell’occasionale buona volontà e solidarietà di un singolo. Infatti la mia preoccupazione è che, se io venissi a mancare, mia figlia e i suoi figli resterebbero completamente privi di ogni mezzo di sostentamento, in quanto sono io il loro unico sostegno economico».
«Grazie di cuore a chi ci ha tanto sostenuto». Per Carlo Rositani «di fronte a uno Stato assente» ci sono tanti da ringraziare: «La Questura per essere, da quel 12 Marzo, accanto a noi; l’Arma dei Carabinieri di Bari, ci siamo sentiti in quella bella città protetti come dei figli. Un grazie agli Arcivescovi di Reggio e Bari, un abbraccio a Don Pasqualino, parroco dell'Itria. Un ringraziamento all’Associazione Culturale Trepuntozero, all’Unione Donne di Reggio e all’Associazione “Insieme a Marianna” di Roma. Un grazie particolare all’onorevole Francesco Cannizzaro, uomo dotato di grande nobiltà d’animo, che si è prodigato insieme alle Aziende Sanitarie di Reggio e Bari, per fare tornare a Reggio mia figlia, la mia “bambina”. Un grazie anche a una grande Donna l'onorevole Mara Carfagna che in silenzio è arrivata a Bari a fare visita alla mia Bambina mentre si trovava amorevolmente curata. E da quel momento è stata sempre vicina a noi. Un grazie a nome della mia Famiglia anche a tutti quei volti sconosciuti che con amore hanno contribuito con un atto d'amore a donare un fiore. E Grazie al Senatore Renato Meduri».
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia