«Stiamo già lavorando sulle immagini in nostro possesso e su quelle che arrivano dai media - che ringraziamo per il contributo offerto - per identificare chi non ha rispettato le regole anti-Covid. Queste persone saranno sicuramente contravvenzionate, ma stiamo valutando anche la possibilità di comminare il Daspo; misura che comporterà, per il prossimo anno, l'impossibilità di recarsi allo stadio per seguire la Reggina».
Il questore Maurizio Vallone parla con voce decisa, quella di chi con l'autorità che gli compete ha il dovere di intervenire su chi ha lasciato nel dimenticatoio mascherine, obbligo del distanziamento sociale e quant'altro è a garanzia della salute pubblica in occasione dei festeggiamenti per la promozione in B della Reggina, venerdì notte, sul lungomare. Il tono è anche dispiaciuto per quella che è stata un'occasione persa per la città che il questore ha imparato ad amare ben presto, elogiando più volte il comportamento dei cittadini nel corso dell'emergenza sanitaria e condividendo diversi momenti significativi e di solidarietà.
Ed è anche per questo che oggi, con amarezza, dice: «È stata una festa trasformata, quella per la promozione della Reggina, e dispiace certo il fatto che occasioni simili, dopo quanto successo, non potranno essere più consentite. Ma è giusto che chi sbaglia paghi».
Ed allora, un passo indietro. «Le cose all'inizio erano andate bene, è stata poderosa - rileva ancora il questore - la localizzazione dei servizi, coordinati con il Comune e con i Vigili del Fuoco, preceduta da tanto di sopralluogo da parte dei Vigili urbani che erano di servizio nella manifestazione con tre equipaggi, comandati da un ufficiale. In tutto, il servizio d'ordine era di 70 unità e la manifestazione è stata autorizzata anche in virtù del fatto che si svolgeva all'aperto, in riva al mare, in spazi adeguati e con una sufficiente ventilazione». Prosegue il questore: «L'attività è stata regolata insieme con gli ultras, circa 200-250, tutti perfettamente distanziati, con le mascherine indosso. Nulla faceva presagire quello che poi sarebbe successo. Il problema è nato quando, terminata la partita tra Juventus e Milan, si sono aggregati alla festa un centinaio circa di ragazzi senza mascherine e assolutamente incuranti del distanziamento sociale e dell'invito successivo a rispettare le regole che, via megafono, giungeva sia noi che dagli stessi ultras. Questi ultimi, tra l'altro, avevano garantito che non avrebbero consentito l'accesso a tifosi estranei al loro gruppo. A quel punto, valutata l'impossibilità che venisse mantenuta la dovuta distanza, abbiamo chiuso la manifestazione». «Abbiamo tradito noi stessi, è inaccettabile. Rischiamo di pagarne le conseguenze tutti in termini di salute pubblica", il commento del sindaco, Giuseppe Falcomatà.
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