Rappresentanti infedeli delle istituzioni si sarebbero messi a disposizione degli ’ndranghetisti. Nell’operazione della Dda di Torino sono rimasti coinvolti anche alcuni membri delle forze di polizia e dell’amministrazione pubblica che avrebbero appoggiato il gruppo criminale che faceva capo alla famiglia Luppino.
Si tratta di due carabinieri, all’epoca dei fatti in servizio a Bra. Entrambi sono accusati di favoreggiamento personale e rivelazione di segreti di ufficio aggravati dall’agevolazione mafiosa. Un terzo carabiniere è indagato per il periodo in cui ha prestato servizio a Villa San Giovanni.
Anche lui deve rispondere di favoreggiamento personale e rivelazione di segreti di ufficio, oltre che per accesso abusivo ai sistemi informatici aggravato dall’agevolazione mafiosa.
Salvatore Luppino ha passato alcuni anni della sua detenzione nel carcere di Salluzzo, in provincia di Cuneo. E proprio lì, per gli inquirenti, avrebbe potuto contare sulla “collaborazione” di due agenti della Polizia penitenziaria. I due sono indagati di corruzione aggravata dall’agevolazione mafiosa.
Anche un dipendente della pubblica amministrazione di Bra è indagato dalla Dda torinese. Un’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa è contestata invece ad un avvocato, perché avrebbe fatto da tramite tra Salvatore Luppino ed esponenti di spicco della ’ndrangheta in cambio di prestiti a condizioni vantaggiose.
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