Un vero e proprio radicamento di durata ormai ventennale, con esponenti di 'ndrine della piana di Gioia Tauro che interagivano con il tessuto imprenditoriale ed economico della provincia di Verona, ai confini con Lombardia ed Emilia-Romagna, è stato scoperchiato al termine di una lunga indagine del Ros dei carabinieri di Padova con il coordinamento della Procura antimafia di Venezia, che ha portato alla operazione Taurus con cui stamani sono stati notificati 33 provvedimenti cautelari, di cui 26 in carcere e sette con obbligo di firma. Destinatari sono esponenti delle famiglie calabresi Gerace-Albanese-Napoli-Versace, stanziate a Sommacampagna e in altri comuni limitrofi della provincia scaligera. Una "gemmazione" delle 'ndrine originarie, con cui sono rimasti legami operativi e una precisa divisione dei compiti, in costante connessione con il "Crimine di Polsi" in Calabria, confermando ulteriormente il carattere unitario della 'ndrangheta. Le quattro famiglie hanno infiltrato l'economia locale in particolare nei settori dell'edilizia, del movimento terra, dell'impiantistica e cartellonistica, trovando imprenditori complici - ma anche molti costretti con l'intimidazione - per il riciclaggio dei capitali derivanti soprattutto dallo spaccio di stupefacenti. I reati contestati sono l'associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione, rapina, usura, ricettazione, riciclaggio, turbata libertà degli incanti, furto aggravato, favoreggiamento, violazione delle leggi sulle armi, tutti con le aggravanti mafiose. Con un'attività investigativa avviata nel 2013, i Ros hanno inquadrato nomi e ruoli della 'ndrina veronese, individuandone il capo in Carmine Gerace, figlio di Filippo, esponente storico della 'ndrangheta di Gioia tauro in rapporto con le famiglie Piromalli, Pesce e Molè. Documentati anche interventi di esponenti provenienti dalla Calabria in Veneto, con il compito di dirimere controversie sorte tra le quattro famiglie. Sedici gli episodi di estorsione nei confronti di imprenditori che non accettavano di utilizzare le proprie società per fatturazioni false allo scopo di riciclare i capitali sporchi. Nel corso delle perquisizioni a un indagato sono stati trovati 40 mila euro in banconote. Per il comandante dei Ros, Pasquale Angelosanto, l'indagine "conferma l'enorme pericolosità della 'ndrangheta, non solo nel controllo del territorio ma anche per il fatto di avere un'enorme liquidità capace di corrompere il tessuto economico e produttivo in cui si insedia".