Sequestro di beni per un milione a un imprenditore del settore della ristorazione a Bova Marina
Beni per circa un milione di euro, fra cui polizze assicurative, 12 fabbricati, 10 terreni e un autoveicolo, sono stati sequestrati dai finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a Leonardo Dellavilla, 45 anni, imprenditore operante nel settore della ristorazione a Bova Marina (RC) e zone limitrofe. L’uomo è sospettato di appartenere al gruppo 'ndranghetista Vadala'. La figura di Dellavilla, già indagato per omicidio nel 2001, era già emersa nell’ambito delle operazioni «Bellu Lavuru» del 2008 e «Mandamento Ionico» del 2017, entrambe condotte dall’Arma dei Carabinieri e coordinate dalla Procura della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. L’operazione «Bellu lavuru» si era conclusa nel mese di giugno 2008 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 42 persone, tra cui Dellavilla. L’imprenditore è ritenuto affiliato alla cosca Vadalà, guidata, secondo l’accusa, dal suocero Domenico Vadalà, detto «Micu 'u lupu"». L’operazione «Mandamento Jonico», conclusasi nel mese di giugno 2017, aveva consentito di inscrivere nel registro degli indagati 291 persone e di eseguire provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 116 di esse, tra cui Dellavilla in quanto partecipe della «locale» di Bova in concorso con il suocero detenuto. La presunta appartenenza alla consorteria criminale di Dellavilla era emersa anche nell’ambito delle indagini svolte nell’operazione «'ndrangheta Stragista». Alla luce delle risultanze investigative, la Dda aveva delegato alla Guardia di Finanza di Melito Porto Salvo (RC) indagini a carattere economico-patrimoniale volte all’individuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili a Dellavilla e al suo nucleo familiare, finalizzata all’applicazione di una misura di prevenzione e patrimoniale. I finanzieri hanno ricostruito, attraverso approfondimenti sulle transazioni economico finanziarie e patrimoniali effettuate negli ultimi 20 anni, il patrimonio complessivamente accumulato dal nucleo familiare di Dellavilla. Gli accertamenti eseguiti avrebbero evidenziato una significativa, ingiustificata differenza tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte e il patrimonio posseduto, anche per interposta persona, dall’imprenditore, espressione, secondo gli inquirenti, della cosca di riferimento. L’attenzione degli investigatori, nel corso degli accertamenti, si è concentrata, sul ruolo assunto, nel tempo, da un terzo soggetto, deceduto nel 2015, incensurato, cieco assoluto dalla nascita ed ex dipendente statale in pensione. Dellavilla avrebbe nel tempo drenato ingenti somme di denaro accumulate dal predetto soggetto disabile, ritenuto insospettabile, in maniera sproporzionata ai redditi da pensione percepiti. Ciò sarebbe avvenuto, viste le condizioni del soggetto, attraverso l’utilizzo di conti correnti cointestati, polizze vite e, addirittura, con la stipula di una procura speciale contratta poche settimane prima della morte, utilizzata poi in data successiva al decesso di quest’ultimo per effettuare ulteriori atti di disposizione patrimoniale. Grazie a tali espedienti, l’imprenditore era riuscito a trasferire nella sua disponibilità due immobili appartenenti al disabile deceduto, formalizzandone l’acquisto in epoca posteriore alla morte del titolare. All’atto della stipula del contratto di compravendita era stata utilizzata illegalmente la procura speciale notarile rilasciata poche settimane prima della morte dell’uomo contravvenendo, quindi, alla disposizione per cui il mandato si estingue alla morte del mandante. Pochi mesi prima della morte, l’anziano disabile aveva contratto polizze assicurative per totali 300.000 euro con beneficiario in caso di morte del contraente proprio Dellavilla. Il particolare era risultato strano agli investigatori che hanno approfondito nel dettaglio anche questa circostanza. Anomalo è risultato anche l’acquisto, pochi mesi prima del decesso dell’anziano, di un autoveicolo ancora a lui intestato e tuttora utilizzato dall’imprenditore Le indagini svolte dai finanzieri hanno messo in risalto come, oltre alle numerose acquisizioni illecite, negli anni dal 2004 al 2018, risulti constatabile un’oggettiva sproporzione di circa mezzo milione di euro, tra i beni mobiliari e immobiliari posseduti dal destinatario del sequestro e dal suo nucleo familiare e i redditi da loro dichiarati al fisco. Analizzato lo scenario delineato nel corso delle investigazioni patrimoniali condotte, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha richiesto alla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale della città l’applicazione della misura ablativa antimafia del sequestro finalizzato alla confisca del patrimonio riconducibile al proposto stimato in quasi 1 milione di euro, successivamente emessa dal Giudice competente. I finanzieri della Compagnia Melito Porto Salvo hanno individuato e, contestualmente, sottoposto a sequestro polizze assicurative per un controvalore nominale di 300.000, 12 fabbricati, 10 terreni e un autoveicolo direttamente riconducibili a Dellavilla e al suo nucleo familiare.