Operazione della polizia di Stato e della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro la cosca Alvaro di Sant’Eufemia d’Aspromonte. È in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione finalizzata all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare, di cui 4 in carcere e 5 agli arresti domiciliari, emesse nei confronti dei capi, elementi di vertice e prestanome di una pericolosa articolazione di ‘ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte - funzionalmente dipendente dalla potente cosca Alvaro imperante a Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Delianuova e zone limitrofe - ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori ed autoriciclaggio, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Palmi, coadiuvati dagli operatori della Divisione polizia anticrimine della questura, dei Reparti prevenzione crimine e di diverse Squadre Mobili del Centro e Nord Italia, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese, esercizi commerciali, appartamenti e terreni. Impiegati un centinaio di agenti. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00 presso la sala conferenze della Questura di Reggio Calabria, alla presenza del procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del questore di Reggio Calabria Maurizio Vallone. “Eyphemos II” è il nome dato all’operazione nel corso della quale, dalle prime ore di questa mattina, gli investigatori della Polizia di Stato hanno eseguito arresti, perquisizioni e sequestri di imprese, società, bar, ristoranti e beni immobili, per circa 2 milioni di euro, in provincia di Reggio Calabria, Ancona, Pesaro Urbino e nella città di Milano, nei confronti di capi e gregari dell’articolazione della ‘ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte. L’inchiesta della Dda di Reggio fa luce su un’ampia serie di reati commessi per occultare i beni derivanti dalle attività illecite e colpisce il complesso imprenditoriale, societario e immobiliare utilizzato dal boss Domenico Laurendi e da altri sodali di rilievo dell’organizzazione mafiosa (arrestati nello scorso mese di febbraio nell’ambito dell’operazione Eyphemos) per infiltrarsi negli appalti, ripulire i proventi illeciti, penetrare nel tessuto economico-commerciale e mascherare i beni stessi da apprensioni giudiziarie, nonché per affermare il potere territoriale della cosca ed amplificarne quello economico. Con l’accusa di aver aiutato questo sistema criminale sono stati arrestati per concorso esterno in associazione mafiosa, un commercialista, un imprenditore e un’impiegata. Altri soggetti sono stati arrestati per fittizia intestazione di beni e autoriciclaggio.