«L'elemento di novità che stiamo registrando in questa seconda ondata, è che l'età dei contagiati si è fortemente abbassata. Il virus lo troviamo in giovani ed anche senza patologie pregresse. Queste ultime - diabete, obesità, patologie cardio-vascolari e oncologiche - rappresentano il vero terreno di azione e di aggressione del Covid». Così, il responsabile della Pneumologia del Grande ospedale metropolitano, Carmelo Battaglia, traccia un significativo confine tra passato e presente dell'epidemia. «Abbiamo avuto due-tre casi di giovani in buone condizioni generali e senza l'aggravante di comorbilità, ma con una polmonite interstiziale esattamente sovrapponibile a quella che, molto più frequentemente, vediamo nei soggetti più anziani e più a rischio.
Queste situazioni - spiega il medico reggino - le abbiamo affrontate nel migliore modo possibile, ricorrendo a seconda dei casi e dello stadio della malattia, ad antibiotici, cortisone, eparina ed utilizzando i vari presidi di ossigeno. Ovviamente, ci avvaliamo di una buona dose di esperienza in più rispetto ad un passato in cui si navigava a vista, se non proprio nel buio, quando ogni farmaco o soluzione venivano visti come un vero un successo».
Premessa importante è che la Pneumologia del Gom è tutta Covid.
«Proprio così. Al momento, sono ricoverati ventidue pazienti, con una prevalenza maschile. Un numero molto alto che riproduce esattamente la situazione di marzo scorso. Sui diciotto posti disponibili, abbiamo chiesto appoggio - e sicuramente continueremo a farlo - all'Obi Covid. I numeri sono quelli della fase calda dell'epidemia, con la differenza che allora ci avvicinavamo al bel tempo e soprattutto eravamo in una fase lunga di chiusura che ha spezzato ogni forma di veicolo del virus. E se è vero che oggi non sappiamo esattamente in quale fase ci troviamo, perché ogni giorno la situazione cambia velocemente, abbiamo comunque una certezza: la stagione delle influenze è alle porte e non giova in pieno coronavirus. Quindi, il consiglio ulteriore, che dovrebbe essere ormai patrimonio collettivo, è quello di vaccinarsi secondo le indicazioni. Ciò, ovviamente, in particolare, per le persone a rischio e gli ultrasessantenni».
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