È un'epidemia che corre, si sposta, s'incunea nelle piccole comunità e che mette paura a tutta l'area metropolitana reggina. Degli oltre 2mila casi attivi nel territorio quasi 800 sono riferiti alla città capoluogo. L'infezione, dopo l'arrivo della seconda ondata, aveva colpito all'inizio alcune zone collinari dell'area (si ricordi la zona rossa a Messignadi di Oppido Mamertina, poi quelle di Sinopoli e Sant'Eufemia). Pian piano, però, il coronavirus ha raggiunto altri comuni. Il passaggio con la mobilità scolastica e le positività poi trasferite dentro i nuclei familiari. Quindi la mancanza di comportamenti corretti e quando poi i numeri sono diventati importanti si è aggiunta la difficoltà di tracciamento da parte dell'Azienda Sanitaria provinciale che a causa delle poche Unità speciali di assistenza (Usca) per la carenza endemica di personale, ha via via perso il controllo. La situazione adesso vede tantissime persone che si recano in strutture private per i tamponi che l'Asp effettua in ritardo, molti soggetti “positivi” che aspettano da giorni il tampone di controllo e in alcuni anche il primo. Ma obiettivamente non si può chiedere di più a un ente costretto ad affrontare questa pandemia in una situazione di emergenza assoluta e forse inimmaginabile fino a poco tempo addietro.
Al 10 novembre, secondo il report epidemiologico dell'Asp e trasmesso in Prefettura, sono 2.200 i soggetti che risultano essere contagiati. Sono spalmati in 82 comuni sui 97 dell'area metropolitana reggina. E se zone come Sinopoli e Sant'Eufemia registrano rispettivamente 10 e 7 casi e da settimane oramai sono in zona rossa- prima per provvedimento della Regione e poi del Governo- adesso soffrono i centri più popolosi. Quindi Gioia Tauro e Rosarno con oltre 100, 123 a Palmi, 131 a Taurianova, 99 a Polistena, 48 a Melito Porto Salvo e 57 a Siderno. Paura a Villa San Giovanni dove negli ultimi giorni si sta registrando una pericolosa impennata di soggetti “positivi” e che fino a martedì sera erano 60, così come certificato dall'Asp.
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