Le infiltrazioni mafiose sfociate nel commissariamento, il debito miliardario, i servizi sanitari da garantire, la pandemia da affrontare. È un puzzle con tasselli sempre più delicati la gestione dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio, affidata da marzo 2019 dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose alla commissione straordinaria prevista dal decreto legislativo 267 del 2000 e composta dal prefetto Giovanni Meloni, dal viceprefetto Maria Carolina Ippolito e dal dirigente di seconda fascia Domenico Giordano.
Focalizziamo oggi l'attenzione sull'impegno prioritario della commissione - cioè la riconduzione dei percorsi gestionali sul solco della legalità - il cui mandato è stato prorogato a luglio dal Consiglio dei ministri per altri sei mesi. «Come rilevato dal prefetto di Reggio Calabria con relazione dell'8 giugno 2020, con la quale è stata chiesta la proroga della gestione commissariale - si legge nell'ultima relazione del ministro dell'Interno Lamorgese - nonostante i positivi risultati conseguiti dall'organo di gestione straordinaria l'avviata azione di riorganizzazione e risanamento dell'Azienda sanitaria non può ritenersi conclusa».
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