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’Ndrangheta, estorsioni a Reggio: condannato a 20 anni il “Principe”

Giovanni De Stefano è tra i capi delle nuove generazioni dell’omonima potente cosca

Il tribunale di Reggio; nel riquadro, Giovanni De Stefano

Condanna in Corte d'Appello a Reggio Calabria (presidente Monaco, giudici a parere Cattedra e Trapani) a 20 anni di reclusione e 5mila euro di multa per il "Principe" Giovanni De Stefano, tra i capi delle nuove generazioni dell'omonima potente cosca di 'ndrangheta di Archi Reggio Calabria. Per lui la condanna in continuazione con altri reati di mafia già giudicati definitivamente. Condannati pesantemente anche i fedelissimi Demetrio Sonsogno e Vincenzino Zappia, rispettivamente a 12 e 10 anni 8 mesi di carcere. Condanna minore per Fabio Salvatore Arechi, 2 anni e 6 mesi. Confermata l'assoluzione anche in secondo grado per Vincenzo Morabito e Arturo Assumma.
Il gruppo era accusato di estorsione ai danni delle ditte che effettuavano lavori di ristrutturazione edilizia in pieno centro a Reggio tra cui la vicenda della "mazzetta" imposta a chi stava lavorando al Museo nazionale della Magna Grecia sul Corso Garibaldi. La Corte ha inoltre trasmesso gli atti del processo alla Procura antimafia sulla posizione di Peppe De Stefano, il capo della 'ndrangheta moderna di Reggio già detenuto.

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