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Reggio, Campolo non sarebbe morto per avvelenamento. Chiesta l'archiviazione

I misteri, ancora tutti da risolvere, della contabilità dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, lo scioglimento per mafia, i doppi pagamenti e una morte che per anni ha alimentato i sospetti. Adesso c’è un primo punto fermo. È stata depositata la consulenza tecnica autoptica disposta dalla Procura della Repubblica reggina sul corpo di Consolato Campolo, nominato a capo del settore contabile della disastrata Asp reggina dall’ex commissario Massimo Scura. La relazione presentata ai procuratori che vogliono vedere chiaro su cosa sia successo a Campolo (avvelenamento oppure un’ipotesi di malasanità) avrebbe escluso l’avvelenamento come possibile causa del decesso. Un documento che è stato consegnato ai procuratori e ai legali dopo molto tempo, anche a causa delle difficoltà tecniche nell’esecuzione dell’esame a distanza di molti mesi dal decesso.

E Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sulla morte, avvenuta il 26 settembre 2018, di Consolato Campolo, l’ex capo del settore contabile dell’Asp di Reggio Calabria che indagava contro gli sprechi nel settore della sanità. La richiesta di archiviare il fascicolo è stata presentata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto Paolo Petrolo al gip lo scorso 4 dicembre e notificata due giorni fa agli avvocati dei familiari di Campolo. Da quanto trapela, infatti, sembrerebbe che i medici legali abbiano accertato le cause naturali del decesso avvenuto in ospedale dopo che Consolato Campolo ha accusato un malore. Al ritorno da una cena di lavoro, il funzionario aveva avvertito dei dolori alla testa e, accompagnato in ospedale, dopo un leggero miglioramento era morto per un arresto cardiaco. La relazione sull'autopsia è stata depositata agli atti e, stando alle indiscrezioni, l’aggravamento delle condizioni di salute di Campolo non sarebbe stato causato da un avvelenamento. Sul caso in Procura c'è il massimo riserbo, ma è certo che i pm hanno vagliato anche il contesto lavorativo all’interno dell’Asp di Reggio Calabria. Adesso i familiari hanno 20 giorni di tempo per prendere visione degli atti ed eventualmente presentare opposizione all’archiviazione.

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