«Questa non è un’indagine sulle elezioni, ma su fatti di reato accertati commessi in occasione delle elezioni». Lo ha detto il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, nel corso della videoconferenza stampa convocata per illustrare l’indagine che oggi ha portato agli arresti domiciliari il consigliere comunale del Pd Antonino Castorina e un presidente di seggio. Indagine che, ha chiarito il procuratore, non è ancora conclusa e che vede altri indagati il cui ruolo e la cui identità non sono ancora state rese note.
Lo stratagemma
All’interno del seggio, «veniva attestata come avvenuta la votazione dell’elettore del quale ci si era - senza che costui ne sapesse nulla - procurati il duplicato della tessera elettorale, e ci si sostituiva a loro nell’espressione del voto. Con un canovaccio comune a tutti i contesti analizzati - scrivono ancora gli inquirenti - tali tessere venivano annotate sui registri elettorali, associate a cittadini censiti all’atto del voto con, il più delle volte, l’attestazione della identificazione del cittadino la modalità «per conoscenza personale"». Il complesso lavoro investigativo della Digos avrebbe consentito di rilevare come in alcuni casi siano stati inseriti nei registri dei votanti numeri di documenti identificativi falsi di elettori ignari: «una serie di evidenze oggettive, nella copiosissima documentazione analizzata, induce a ritenere fondatamente che gli elettori per cui Castorina aveva richiesto il duplicato della tessera elettorale non lo avevano delegato, non erano a conoscenza di siffatta circostanza e, soprattutto, non si erano recati a votare, contrariamente a quanto attestato nei relativi registri». Castorina aveva chiesto e ricevuto 280 duplicati su 320 rilasciati dall’ufficio comunale del quartiere Santa Caterina. Sui primi 100 certificati esaminati, tutti i soggetti contattati non avevano mai rilasciato la procura, non avevamo mai dichiarato lo smarrimento del loro certificato e non si erano mai recati a votare. Si è fatta incetta di certificati e illecitamente sono stati utilizzati.
Elettori morti
Quattro di questi elettori erano addirittura deceduti prima dello svolgimento delle elezioni. La complessità dell’illecito sistema venuto alla luce e la mole di documentazione esaminata e da esaminare «comporta - puntualizzano gli inquirenti - che le indagini, lungi dall’essere concluse, proseguono per ricostruire nel dettaglio tutti gli aspetti, penalmente rilevanti, di tale illecito meccanismo, sia sotto il profilo di eventuali ulteriori fattispecie delittuose perpetrate sia sotto il profilo della individuazione della compiuta rete di soggetti che ne hanno consentito la realizzazione anche, eventualmente, in relazione ad altre figure elettorali». Partendo dagli usuali controlli svolti nelle sezioni nel corso delle recenti elezioni amministrative della città sarebbe emerso che il consigliere comunale avrebbe fatto «incetta di un considerevole numero di duplicati di tessere elettorali di soggetti particolarmente anziani, generalmente ultraottantenni, e alcuni addirittura deceduti, che venivano utilizzati all’interno di alcuni seggi in cui operavano operatori compiacenti, nominati illegittimamente dl Castorina senza che questi ne avesse il potere».
L'affondo di Morra
«A Reggio Calabria alle ultime elezioni comunali hanno votato anche i morti». È quanto afferma il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra in merito all’operazione della Procura di Reggio Calabria che ha portato all’arresto del consigliere comunale del Pd Antonino Castorina. «Si capisce - aggiunge Morra - che la Calabria è un’emergenza democratica da affrontare con durezza? O si muta approccio, o non se ne uscirà per troppo tempo ancora».
Klaus Davi: “Elezioni da annullare”
A margine dell'operazione, il candidato a sindaco in occasione dell'ultima tornata elettorale, Klaus Davi, afferma: «Le elezioni amministrative svoltesi a Reggio Calabria il 20 21 ottobre vanno annullate senza se e senza ma. Al netto dell’inchiesta della magistratura che seguirà il suo corso - dice - sono agli atti tutte le denunce che avevamo documentato con la Lista Klaus Davi già ad urne aperte e prima ancora durante la campagna elettorale. Le manipolazioni dei voti dei presidenti di seggio di Archi con il ricorso a matite farlocche, l’invio sistematico e sinistro ad urne aperte ai seggi di miliziani di Falcomatà, vale a dire di soggetti che intimidivano le persone suggerendo per chi votare e ricorrendo addirittura all’aiuto dipendenti comunali e consiglieri comunali all’uopo; la denuncia in diretta ripetiamo : in diretta di alcuni cittadini di Arghillà - prosegue - in una terra in cui le istituzioni continuano a lamentare che in pochi denunciano il malaffare, secondo cui alcuni emissari avrebbero offerto ad elettori soldi in cambio di voti».