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Locri, sentenza "Mandamento Jonico": clan, faide e pentiti

Le motivazioni della decisione dei giudici sul maxiprocesso di Locri concluso lo scorso giugno con 67 condanne e 102 assoluzioni

Le persone rimaste coinvolte nell'operazione "Mandamento Jonico"

Dagli esiti dell’istruttoria del procedimento “Mandamento Jonico”, si cristallizza l’intervenuta “pace di Locri” tra le opposte consorterie dei Cataldo e dei Cordì. Nella sentenza del tribunale di Locri, infatti, si riassume la vicenda del “locale di Locri” dall’origine dei contrasti tra le due famiglie, che si scatenò con la cosiddetta strage del mercato di Locri, avvenuta il 23 giugno del 1967, quando un commando giunto a bordo di un’auto di grossa cilindrata uccise Carmelo Siciliano, Vincenzo Saracino e Domenico Cordì, questo ultimo fratello di Antonio e di Cosimo Cordì. Seguirà una lunga scia di sangue e morti in entrambi gli schieramenti fino a giungere prima alla “tregua” seguita all’operazione “Primavera”, che portò in carcere esponenti e gregari dei due clan, quindi a un rigurgito tra il 2004 e il 2005, fino a giungere alla conclusione con l’ormai celebre frase “Locri è Unita”, intercettata nella lavanderia “Apegreen” di Siderno, nel corso di una conversazione poi finita agli atti del procedimento convenzionalmente denominato appunto “Locri è Unita” che rappresenta l’epilogo processuale della pace sancita tra le due famiglie.

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