Nell’anniversario dell’undicesimo anno dalla rivolta di Rosarno, le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti agricoli stranieri impiegati nella raccolta agrumicola nella Piana di Gioia Tauro appaiono «quanto mai drammatiche, non solo per il persistere dei fenomeni di grave sfruttamento lavorativo, ma per la crescente precarietà delle condizioni socio-abitative e di salute». E’ quanto si legge in una nota di Medu (Medici per i Diritti Umani). «La pandemia - prosegue la nota - ha trovato terreno fertile presso gli insediamenti precari dove la promiscuità abitativa e le pessime condizioni igienico-sanitarie hanno favorito una rapida diffusione del contagio. E d’altra parte il sistema sanitario locale, più volte commissariato e gravemente carente in termini di risorse, non è riuscito a pianificare e mettere in atto misure efficaci in termini di screening e contenimento del virus». Il team della clinica mobile di Medu è tornato ad operare nella Piana per il settimo anno consecutivo ad ottobre 2020. «Si stima - è scritto nella nota - che siano presenti oltre 1500 persone». L’88% dei 100 pazienti visitati era regolarmente soggiornante, ma poco più della metà (54) ha affermato di essere in possesso di un contratto di lavoro (55%) nella maggior parte dei casi di breve durata. Solo una minima percentuale (13%) ha dichiarato di ricevere una regolare busta paga. Tra ottobre e novembre 2020, le autorità locali hanno predisposto due zone rosse. La prima al campo container di Rosarno e poi nella tendopoli di San Ferdinando che è stata isolata, ma «con misure del tutto inefficaci, senza prevedere attività di sorveglianza epidemiologica dei casi positivi, né alberghi Covid o un’area dedicata all’isolamento». Alle altre problematiche, si aggiungono i ripetuti incidenti stradali che coinvolgono i braccianti nel percorso in bicicletta verso i luoghi di lavoro. A dicembre un migrante, Gassama Gora, di 34 anni, è morto. Medu torna quindi a ribadire «l'urgenza di un’azione interistituzionale che restituisca dignità e legalità al territorio, ai lavoratori impiegati in agricoltura e all’intera popolazione».