Il suocero Antonio Ierace agli arresti domiciliari, il sindaco citato nell’ordinanza ma non indagato. Il “ciclone Faust” sfiora anche Marco Policaro, primo cittadino di Polistena, lui che poche ore dopo la raffica di arresti, lunedì scorso, si era affrettato ad annunciare che il Comune si sarebbe costituito parte civile nel futuro processo contro la cosca Pisano di Rosarno e i Longo, storicamente egemoni a Polistena. Il nome di Policaro viene fuori da un’intercettazione di Ierace, beccato dagli inquirenti in un conversazione con Biagio Moretto, a sua volta ritenuto dalla Dda un personaggio di spicco nella “società” di Polistena. Moretto sarebbe un “camminante”, termine già emerso nell’indagine “Crimine”, per indicare «la figura del sodale che, non essendo sottoposto a provvedimenti limitativi della libertà personale, poteva far circolare informazioni tra i vari componenti della consorteria mafiosa, riferendo o apprendendo le cosiddette imbasciate», annota la Dda. E proprio per questo suo status rilevante nello scacchiere criminale, Moretto non si spiegava il danneggiamento di una sua attività commerciale a Polistena. Di ciò si lamenta con Ierace. È a questo punto che Ierace confida all’interlocutore che anche lui avrebbe fatto diversi favori ai componenti della famiglia Longo, tra cui secondo gli inquirenti «il pagamento, per due anni di seguito, insieme a Policaro, allora vicesindaco del Comune di Polistena, dell’Ici e dell’Imu dovuta da alcuni di loro». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio