Archiviato il procedimento per il fallimento di “Multiservizi”, la società mista del Comune di Reggio Calabria che si occupava della manutenzione di primari servizi cittadini (rete stradale, rete idrica, illuminazione, scuole, parchi) sciolta nel 2012 per infiltrazione mafiose. Cadono, quindi, le accuse ipotizzate nei confronti di Giuseppe Scopelliti, l'ex presidente della Regione Calabria che rispondeva nella qualità di sindaco pro tempore, e di una schiera di professionisti che componevano il consiglio di amministrazione di Multiservizi (Maria Vincenzina Nardo, Edorado Africa, Andrea Michele Viola e Paolo Vazzana) e dai consulenti giuridico-economici (Lidia Barbaro, Francesco Rogolino, Francesco Giuffrè e Alessandro Pellegrino).
L'archiviazione è stata disposta dal Gup di Reggio, Giovanna Sergi, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del Pm Andrea Sodani.
Giuseppe Scopelliti (difeso dall'avvocato Aldo Labate) è stato indagato per aver contribuito «a determinare il fallimento della società mista pubblico-privata Multiservizi stipulando il 9.11.2014, in qualità di sindaco del Comune di Reggio Calabria, socio di maggioranza di Multiservizi, i patti parasociali con il socio di minoranza G.S.T. nei quali si era stabilito che “il Comune di Reggio s'impegna affinchè i componenti del consiglio di amministrazione da esso designati deliberino favorevolmente l'attribuzione, in via esclusiva, di tutti i poteri per la gestione della società a favore dell'amministratore delato, la cui designazione spetta a “G.S.T.” in tal modo precostituendo il terreno affinchè venissero successivamente compiuti gli atti distrattivi del patrimonio di Multisevizi e, in particolare, la convenzione relativa all'affidamento delle “prestazione accessorie”».
Un «assetto gestorio» però, spiegano gli inquirenti che hanno chiesto al Gup di archiviare il procedimento, che l'allora sindaco Giuseppe Scopelliti si limitò a «dare attuazione» visto che la decisione era stata assunta dal Consiglio comunale di Reggio con una delibera del 12 gennaio 2001, quando alla guida di Palazzo San Giorgio non si era ancora insediato. Per la Procura di Reggio va inoltre evidenziato «l’impossibilità di configurare un nesso di causalità penalmente rilevante tra la condotta ascritta a Scopelliti (la sottoscrizione dei patti parasociali il 9.11.2014) e le successive condotte distrattive poste in essere dagli amministratori di Multiservizi e G.S.T. in conseguenza della convenzione per l'esternalizzazione delle prestazione accessorie».
Legittima anche la scelta di attribuire la nomina dell'amministratore delegato al socio privato di minoranza - cardine dell'iniziale impianto accusatorio - che rispondeva, inoltre, «alla necessità che l'organo di amministrazione sia individuato tra soggetti dotati di professionalità manageriali proprie di imprese commerciali o industriali e perseguire l'obiettivo di improntare il sistema di amministrazione pubblico al modello privato al fine di apportare un miglioramento sul piano dell'efficienza della gestione di impresa e del profitto, non implicando necessariamente che a tale decisione facciano seguito condotte di natura distrattiva delle risorse pubbliche».
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia