Verso il processo la cosca che avrebbe monopolizzato i lavori al cimitero del quartiere Modena, a sud della città. La Procura distrettuale antimafia, con provvedimento a firma dei sostituti Sara Amerio e Stefano Musolino, ha chiesto il rinvio a giudizio per i 16 indagati dell'operazione “Cemetery Boss” già raggiunti da avviso conclusioni indagini ed avendo superato il termine previsto dalla legge per «presentare memorie, produrre documenti, rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio». Sotto accusa diversi esponenti, anche di primo piano, delle cosche Rosmini e Zindato, che con la complicità di un funzionario comunale, gestivano a proprio piacimento e con diretto e personale tornaconto economico, almeno secondo le conclusioni degli investigatori della Squadra Mobile, i lavori relativi alla tumulazione ed estumulazione delle salme, l’edificazione e ristrutturazione delle cappelle funerarie. Escludendo tutte quelle ditte che non fossero «preventivamente autorizzate» perché gradite ai capiclan. La richiesta di rinvio a giudizio è propedeutica alla fissazione dell'udienza preliminare. Gli indagati sono Nicola Alampi (51 anni), Giuseppe Angelone (51 anni), Giuseppe Casili (32 anni), Massimo Costante (37 anni), Mirella Patrizia Crisalli (40 anni), Natale Crisalli (62 anni), Salvatore Claudio Crisalli alias “Peppe” (50 anni), Francesco Giordano (55 anni), Carmelo Manglaviti (66 anni), Demetrio Missineo (41 anni), Rosaria Nicolò (47 anni), Cristina Pangallo (34 anni), Carmelo Puleo (33 anni), Roberto Puleo (55 anni), Rocco Richichi (40 anni), Giovanni Rogolino (37 anni).
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