La Procura Generale di Reggio Calabria ha proposto ricorso per cassazione nei confronti di 42 imputati, giudicati nel maxiprocesso “Mandamento Ionico” (rito ordinario), che si è concluso lo scorso giugno con 67 condanne e 102 assoluzioni. Il motivo dell’impugnazione è «l’inosservanza o erronea applicazione della legge penale in relazione al trattamento sanzionatorio determinato per gli imputati, condannati per il reato di cui all’articolo 416 bis c.p.». Secondo la Procura Generale reggina il Tribunale di Locri, pur avendo condannato gli imputati per associazione mafiosa, a vario titolo e con modi differenti, «non ha applicato il trattamento sanzionatorio attualmente previsto dalla legge, ma quello più favorevole precedente all’entrata in vigore della legge 27.05.2015, n. 69». Da quanto si legge nella sentenza del Tribunale di Locri, pur non escludendo che gli imputati possano aver continuato a far parte della ’ndrangheta «anche perché non sono emersi elementi oggettivi in fatto che documentino una loro dissociazione dalla stessa», ha ritenuto «più prudente applicare la norma precedente più favorevole», poiché l’apporto partecipativo è da ritenersi giudizialmente accertato «solo in data di gran lunga antecedente a quello dell’entrata in vigore della nuova legge che prevede un inasprimento sanzionatorio».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia