In Tribunale per la gestione fuori dalle regole dei canili di Mortara e Campo Calabro, gli iter di aggiudicazione con ipotesi di false attestazioni e l'allegra contabilità amministrativa, i presunti maltrattamenti subiti dagli animali ospiti delle strutture, minacce ai militari della Forestale che operavano su delega del Tribunale per apporre i sigilli al canile di Campo Calabro quindi «mentre compivano un atto del loro ufficio e nell'esercizio delle loro funzioni» e le polemiche al vetriolo sui social tra esponenti delle associazioni ambientaliste. Il Gup di Reggio, Tommasina Cotroneo, ha rinviato a giudizio le 17 persone coinvolte nella vicenda sulla quale ha fatto luce una indagine condotta dal Nirda del Gruppo Carabinieri Forestale. Dal prossimo 5 maggio compariranno davanti al Tribunale collegiale. Il cuore dell’accusa grava nei confronti di Irene Putortì, all'epoca dei fatti colpita da misura degli arresti domiciliari in quanto rappresentante legale dell’associazione “Aratea”, che era affidataria della struttura comunale a Pellaro che ospitava i cani. Tra gli imputati anche l'ex commissario straordinario dell'Asp di Reggio, Giacomino Brancati, i gestori del canile rifugio di Campo Calabro, Rosa Maria Rogolino e Roberto Germoleo (madre e figlio). Gli altri rinviati a giudizio sono Candida Naccarato, Daniel Luci, Kevin Kolibaba, Andrea e Francesco Germoleo, Antonino Costantino, Nunziata Maria La Malfa, Patrizia Crisafulli, Giuseppe Carullo, Giulia Maria Curci, Francesco Iatì, Mario Scopelliti e Carla Rocchi.
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