«È emerso che la detenzione domiciliare non era sufficiente a tutelare la collettività dal pericolo di reati da parte di Filippo Barreca che dalla propria abitazione si è dimostrato in grado di governare la propria cosca, con direttive concrete e specifiche e relazioni con altre cosche. Era evidente che quella misura cautelare che doveva ritenersi adeguata per ragioni di salute è stata ritenuta, prima da noi con la richiesta e poi dal giudice con l’ordinanza, insufficiente a tutelarci».
A dirlo il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa on-line per illustrare i dettagli dell’operazione «Metameria» condotta dai carabinieri con il coordinamento dei sostituti della Dda Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Giovanni Calamita. Inchiesta nata dopo la concessione dei domiciliari e la scarcerazione di Filippo Barreca, boss della cosca operante nel quartiere di Pellaro e Bocale di Reggio Calabria.
«È emblematica - ha aggiunto Bombardieri - la ricostruzione delle relazioni di Barreca con tutte le altre cosche dell’area cittadina con cui viene in contatto. Dall’inchiesta è emerso l'impegno del boss nel riorganizzare le file della propria cosca, rivendicando il territorio di sua competenza attraverso attività estorsive, il ricorso alla violenza e le indicazioni criminali fornite ai suoi sodali. Anche nel momento in cui Barreca si recava in ospedale per le cure, approfittava di quei momenti per organizzare degli incontri con i vertici delle altre cosche e interloquire sulle dinamiche criminali che lo hanno visto protagonista. Quello che è emerge è la sua volontà ferma e decisa di rivendicare il pizzo a tutte le attività che venivano a svolgersi nel territorio di sua ritenuta competenza. Nell’inchiesta sono emersi i rapporti con la cosca De Stefano, con la cosca Libri e con le cosche dell’area tirrenica». I filoni dell’inchiesta sono due. Uno è quello su Filippo Barreca e la riorganizzazione della sua cosca.
«L'altro filone - ha aggiunto Bombardieri - riguarda i vertici della cosca Condello e la riorganizzazione della famiglia mafiosa di Archi. La nostra attenzione è stata rivolta a Demetrio e Giandomenico Condello che sono stati tirati in causa da numerosi collaboratori. In particolare quest’indagine ha riguardato gli interessi economici della cosca Condello, le sue proiezioni in alcune aziende che si sono occupate anche della dismissione dei parco mezzi della Leonia». L’inchiesta «Metameria», quindi, ha fotografato quelli che Bombardieri ha definito «due spaccati criminali che trovavano un punto i collegamento anche nei rapporti della cosca Barreca con i Condello. Sono dinamiche criminali che riscontrano quanto è emerso già con le indagini "Malefix" e "Pedigree" sui rapporti tra le cosche di Reggio centro».
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