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L'arresto del latitante reggino Romeo e quell'ordine: "Sfregiate quella donna con l'acido"

In un colloquio intercettato tra gli indagati Giuseppe Friyo e Domenico Cordua si sente dire a quest'ultimo: «Sfregiate quella donna con l'acido»

Giuseppe Romeo bloccato dalla Guardia Civil a Barcellona

La ferocia della 'ndrangheta non ha limiti e non ha mai risparmiato nessuno. Una ulteriore conferma di quello che magistrati e investigatori che combattono quotidianamente le cosche sanno da anni - smentendo alcune false leggende che parlano di 'ndranghetisti rispettosi di donne e bambini - viene dall’Emilia Romagna dove un’inchiesta della Dda Bolognese ha portato alla luce il progetto, poi sventato, di sfregiare una donna gettandole dell’acido sul volto. Inchiesta che ha inferto un duro colpo alla 'ndrangheta ramificata in Emilia, così come, la Dda di Reggio Calabria, ha colpito al cuore degli interessi economici le cosche calabresi facendo arrestare in Spagna, dopo 3 anni di latitanza, Giuseppe Romeo, broker internazionale del traffico di droga, capace di far arrivare 40 chili di cocaina a settimana dall’Olanda a Milano.

Nell’operazione "Perseverance", condotta dalla Polizia di Reggio Emilia e dai carabinieri di Modena con il coordinamento della Dda di Bologna, sono state arrestate 9 persone - due ai domiciliari - e ad una decima è stata notificata una misura interdittiva ritenute legate al gruppo emiliano che fa capo alla cosca Grande Aracri di Cutro, ma operante in autonomia, con «enorme capacità di infiltrazione nei settori centrali della economia e della vita civile», come sottolineato dagli inquirenti. Ed è proprio in un colloquio intercettato tra gli indagati Giuseppe Friyo e Domenico Cordua, che gli investigatori sentono Cordua dire: «Ragazzi c'è da fare una lavorettino, se vi interessa eh (...) c'è da picchiare una donna...». Risposta: «E che dobbiamo fare? Dobbiamo darle dei pugni?». Cordua: «La mandate in ospedale...o le buttate un pò di acido sulla faccia». E ancora: "Dev'essere sfregiata?». «Bravo, solo la faccia però. Le butti l'acido addosso e te ne vai». Il blitz punitivo è stato poi sventato dagli investigatori. Sul fronte calabrese, l’ormai ex latitante Giuseppe Romeo, è stato bloccato a Barcellona dall’'Equipo operativò della Guardia Civil spagnola che lo ha localizzato grazie alle informazioni degli investigatori della Polizia italiana.

Romeo, il cui nome era inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi, è destinatario di due ordinanze di custodia cautelare in carcere e lo scorso novembre è stato condannato dal Gup reggino a 20 anni di reclusione. Un arresto reso possibile dalla cooperazione fornita dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco della Polizia. Romeo, di San Luca, il paese della Locride diventato tristemente famoso per la faida culminata con la strage di Duisburg in Germania del Ferragosto 2007 - sei le vittime - era sfuggito all’arresto nell’'operazione antidroga "European 'Ndrangheta Connection", coordinata dalla Dda reggina. Conosciuto con i soprannomi «u pacciu», «maluferru» o «u nanu», è figlio di Antonio Romeo, alias "centocapelli", detenuto a Parma e ritenuto contiguo all’omonima cosca conosciuta con il nome di «Stacchi» di San Luca. L’arresto di Romeo, secondo gli inquirenti, rappresenta un momento di particolare rilievo nell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale gestito dalla 'ndrangheta. La cattura, ha spiegato il direttore centrale Anticrimine prefetto Francesco Messina, «di uno dei più importanti capi dell’organizzazione mafiosa calabrese è frutto di tre anni di durissimo lavoro svolto allo scopo di individuarlo e catturalo». Un arresto, è stato il commento del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che premia «il lavoro e la grande determinazione degli investigatori della Polizia di Stato, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria».

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