Si muore di più e non solo di Covid. Nell'anno della pandemia l'incidenza dei decessi per malattie oncologiche è aumentata. La prevenzione è stata drasticamente ridotta, spazzata via dall'emergenza, e le diagnosi arrivano tardi, troppo tardi. Secondo una prima stima l'aumento delle vittime delle patologie oncologiche è aumentata di circa il 20%. E in questo scenario nell'undicesimo anniversario della legge 38 quella che istituisce le cure palliative e le inserisce nel sistema sanitario nazionale, come autonome il bilancio non può che essere drammatico. «Questa legge che il resto di Europa ci invidia in realtà è rimasta per gran parte del territorio poco realizzata, soprattutto nel centro-sud» considera Paola Serranò, dirigente dell'unità di cure palliative dell'Asp, referente scientifica della compagna delle stelle asso, componente della Società italiana cure palliative Calabria. «La legge definiva un modello di rete tra ospedale, territorio, hospice e centri residenziali di cure palliative per accompagnare decorso, non solo nella fase finale della vita delle persone affette da malattie inguaribili adulti e minori».
«In Calabria in modo particolare dopo un primo slancio tutto è andato scemando, il dipartimento Tutela della salute ha istituito una commissione di esperti referenti delle aziende per la definizione delle linee guida per la realizzazione di servizi e strutture, che è stata poi pubblicata come decreto del direttore generale del dipartimento nel 2011, poi aggiornata nel 2015 dal commissario Scura», ma in termini concreti «in questi 10 anni si è passati dai 2 hospice già esistenti (quelli di Reggio e Cassano) a 6 (due a Catanzaro uno a Cosenza e uno a Crotone), ma sono state date in gestione ai privati. La programmazione invece prevedeva la realizzazione di sette strutture pubbliche, per non parlare delle cure palliative affidate sempre agli hospice per un numero massimo di 40 assistenze settimanali. Ben poca cosa rispetto alle reali esigenze, il territorio rimane quindi scoperto dai servizi di questo genere».
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