«Il condizionamento della mafia, dei poteri occulti deviati, di una mala politica che di questi poteri e di questa 'ndrangheta si è ingrassata è evidente, e questi fatti lo confermano, soprattutto nel mondo della sanità». Lo ha detto il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, commentando l’inchiesta «Chirone» sui condizionamenti della 'ndrangheta nell’Asp di Reggio Calabria. «Questa terra - ha aggiunto Spirlì - non solo è stata saccheggiata della propria sanità per decenni, ma adesso è saccheggiata dai trasportatori, dagli scafisti di calabresi: qui ci sono decine e decine di malandrini della sanità, che, confidando nella speranza dei calabresi di potersi curare, vengono a rapire decine di migliaia di calabresi e li trasportano in altre regioni. Molti ritornano guariti, molti non tornano o tornano giusto per morire in Calabria. Ma questa cosa - ha aggiunto il presidente ff della Regione Calabria - ha creato un buco, una voragine nei conti della sanità, voragine per la quale ho chiesto un intervento definitivo e decisivo del governo. Oggi lo chiedo con una lettera al presidente Draghi, nei giorni scorsi sono stato a Roma e l’ho chiesto ai ministri competenti: proprio con questo Piano nazionale di ripresa e resilienza, magari utilizzando proprio questi fondi, devono assolutamente risanare questo debito che calabresi malandrini ma malandrini di tutt'Italia e del mondo e tutto quello di marcio che si è riunito nei decenni scorsi hanno creato a danno dei calabresi innocenti». Successivamente, Spirlì ha poi ribadito: «I calabresi innocenti di oggi non possono pagare, morendo, le colpe di calabresi e non calabresi che si sono ingrassati con la sanità e lo stanno facendo ancora. Qui il caporalato dei malati esiste eccome: partono pullman per altre regioni e se la gente è trasportata da malfattori che vengono a visitare in Calabria e poi esportano malati in tutto il territorio nazionale e non, non è una cosa buona. Su questo - ha proseguito il presidente facente funzioni della Regione Calabria - bisognerebbe andare a fare i controlli, su tutti caporali che vengono in questa terra a raccattare malati e a trasportare in altre regioni». Anche le segreterie territoriali di Gioia Tauro e quelle provinciali di Cgil, Cisl e Uil, nel commentare l'operazione, hanno affermato che «dopo anni di denuncia e di battaglie» da parte delle organizzazioni sindacali, «inizia a venire a galla, il marciume di un sistema di incrostamento che ha prosciugato risorse ed efficienza alla rete territoriale della sanità reggina. Le indagini che hanno documentato i condizionamenti mafiosi delle cosche della Piana di Gioia Tauro, nell’Asp di Reggio Calabria, hanno scoperchiato - hanno scritto Cgil, Cisl e Uil - l’evidenza di quanto fosse alterato il funzionamento dell’ente, compromettendo il sistema gestionale dei distretti sanitari. Come sempre, siamo al fianco della magistratura reggina, alla quale chiediamo con convinzione, di continuare nell’azione di bonifica di un comparto, devastato da anni da inadeguatezza e zone d’ombra. Solo così i servizi essenziali legati alla salute della nostra comunità - si legge infine - potranno tornare ad avere una dignità costituzionale, fino ad oggi negata e calpestata indegnamente». Il candidato alla presidenza della Regione Calabria, nonché sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, nel commentare l'inchiesta, ha affermato che «oggi una nuova attività d’indagine della Dda di Reggio Calabria, con emissione di numerose misure cautelari da parte del Gip del Tribunale per reati gravissimi, rivela il ruolo delle cosche sulla sanità e come, attraverso corruzioni e connivenze di professionisti arrivati ai vertici dell’Azienda, sarebbe stato alterato il funzionamento di parte dell’Asp di Reggio Calabria. Al di là degli esiti delle indagini, ed il principio garantista di presunzione d’innocenza, ogni giorno che passa è sempre più chiaro in che modo il diritto alla salute in Calabria sia stato oltraggiato e negato. La pandemia, con tutte le inefficienze del sistema sanitario - prosegue de Magistris - fa emergere in modo evidente tutte le conseguenze di anni di colpevoli silenzi, di collusioni, di affari torbidi giocati sulle spalle delle calabresi e dei calabresi. La sanità calabrese è stata trasformata da apparati conniventi e corrotti in una mangiatoia, alla quale si sono rivolti soggetti che disprezzano questa terra e chi la abita e che hanno consentito di accumulare, per il solo territorio di Reggio Calabria, un buco che potrebbe essere di addirittura un miliardo di euro. Una cifra da fare tremare i polsi, una cifra per la quale gridano giustizia -una per una- le persone che ad oggi non hanno servizi, non hanno assistenza, non possono godere dell’articolo 32 della Costituzione, che dice "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti". È in nome della Costituzione che ho dato, do e darò tutte le mie energie per ristabilire il diritto alla salute in Calabria». «Farò questo insieme a tutte quelle persone libere, competenti, coraggiose e oneste - sostiene ancora de Magistris - che non possono più vedere la Calabria ostaggio di apparati massomafiosi che hanno trasformato spesa pubblica sanitaria nel proprio bancomat. Farò questo insieme a tutti quei professionisti, operatori, lavoratrici e lavoratori della Sanità calabrese che sono i più e che non possono e non devono vedere la propria professionalità mortificata dalle connivenze di gente senza scrupoli».