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Gioia Tauro, il rione Marina trasformato nel fortino del clan

Scardinato il controllo del territorio da parte della ’ndrina De Maio-Brandimarte. Sentinelle nelle strade e basi operative per nascondere armi, munizioni e droga.

Polizia e carabinieri di Gioia Tauro hanno individuato il pirata della strada che ha ucciso un uomo

Il rione Marina e il lungomare, territorio inespugnabile della cosca De Maio-Brandimarte, trasformati in “piazze di spaccio” gestite sul “modello Scampia” di Napoli, con l’impiego di una fitta rete di vedette, messaggeri, corrieri e spacciatori; piazze che attiravano un’utenza non solo reggina ma anche vibonese.

È quanto emerge dall’inchiesta “Joy’s Seaside”, condotta dal commissariato di Gioia Tauro, guidato dal primo dirigente Diego Trotta, e dalla Squadra Mobile di Reggio, agli ordini del dirigente Francesco Rattà, coordinati dal questore Bruno Megale, sotto la direzione della DDA.

Il gruppo De Maio-Brandimarte, a base prevalentemente familiare, si occupava, con precisa suddivisione di ruoli e compiti, dell’acquisto, del confezionamento e del successivo smercio di sostanze stupefacenti, costellando il territorio di vere e proprie sentinelle, che effettuavano costantemente la sorveglianza delle vie d’accesso, e di centri logistici dove venivano occultate armi, munizioni, sostanze stupefacenti e piantagioni di cannabis.

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