Reggio

Lunedì 29 Aprile 2024

Petrolmafie in Calabria, nella Locride il "volano della frode"

Soldi sporchi, montagne di euro accumulati con il narcotraffico e il racket delle estorsioni, da ripulire; e i soldi delle tasse che rimanevano in cassaforte frodandoli allo Stato con escamotage degne delle migliori menti della finanza criminale. Nel business delle mafie, sull'asse Roma-Napoli-Calabria, piazzando le loro avide grinfie per fagocitare una grossa fetta del mercato degli oli minerali c'era, e non poteva essere diversamente, anche la ’ndrangheta reggina attraverso il ruolo di imprenditori vicini ad alcune potenti cosche della Piana, i Piromalli di Gioia Tauro e gli Italiano di Delianuova; della Locride, i Cataldo di Locri e i Pelle di San Luca; finendo con la famiglia Labate, tra i potenti di Reggio sud. Proprio per gli affari illeciti riconducibili alle famiglie mafiose di Reggio la Procura distrettuale antimafia ha ottenuto dall'Ufficio Gip di Reggio (due le ordinanze firmate dai Giudici Giovanna Sergi e Vincenzo Quaranta) 23 misure cautelari, di cui 19 in carcere e 4 ai domiciliari. Altre undici persone sono indagate a piede libero per coinvolgimenti secondari nel filone reggino della gigantesca indagine denominata “Petrol-Mafie Spa”. Tutti, con diversi profili di responsabilità, per aver cooperato «nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri prestanome». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria

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