Migranti in Calabria, i conti non tornano? I magistrati ipotizzano un danno erariale da 5 milioni
Il sistema di accoglienza degli immigrati in Calabria, compreso il “modello Riace”, è nuovamente sotto la lente d’ingrandimento. Questa volta è la Procura regionale della Corte dei Conti della Calabria che, al termine di una minuziosa attività d’indagine svolta dalla Guardia di Finanza, ha inviato una richiesta a fornire deduzioni, nel termine di 45 giorni dalla notifica dell’atto, che si compone di 78 pagine, in ordine ad un ipotizzato danno per una somma complessiva di 5.089.839,63 euro. Solo successivamente la Procura contabile potrà decidere di emettere o meno un atto di citazione in giudizio. La somma sarebbe stata indebitamente percepita nel corso della gestione dell’emergenza relativa all’afflusso dei migranti provenienti dal Nord Africa nell’anno 2011. In sintesi, è emersa la sussistenza di elementi per l’affermazione della responsabilità amministrativa-contabile nei confronti di tutti i coloro che, soggetti affidatari o di rappresentanti legali o rappresentanti di fatto delle strutture affidatarie dei servizi di accoglienza, in concorso con il soggetto attuatore incaricato in ambito regionale a predisporre i necessari atti e interventi per la gestione dell’emergenza «hanno ideato e progettato un sistema dolosamente funzionalizzato a favorire l’indebita percezione dei contributi riconosciuti in conseguenza dello stato di emergenza nazionale e della necessità di assicurare un ricovero ai soggetti migranti provenienti dal Nord Africa». Tra le persone coinvolte a livello regionale, ci sono alcuni consorzi e cooperative sociali con sede legale a Roma, a Cosenza e provincia, in provincia di Catanzaro, in provincia di Crotone e nell’area Metropolitana di Reggio Calabria, con i rispettivi rappresentanti.
I soggetti coinvolti nella Locride
Tra i soggetti coinvolti nella Locride sono stati individuati alcuni ex amministratori del Comune di Riace, per un danno erariale quantificato in 1.012.827,75 euro, alcuni ex amministratori del Comune di Caulonia con un danno erariale pari a 337.078,54 euro, un’associazione con sede legale a Stignano alla quale si contesta un danno erariale di 103,688,46 euro. I danni erariali sono «da imputare solidalmente» al soggetto attuatore per la Regione Calabria, ai legali rappresentanti pro-tempore nel 2011, e ai componenti delle Giunte comunali che hanno preso parte alle delibere oggetto di contestazione.
Riace sotto osservazione
Scendendo nel dettaglio, per quanto concerne il Comune di Riace si evidenzia che il 4 luglio 2011 il soggetto attuatore ha sottoscritto una convenzione con il Comune in relazione alla possibilità di accoglienza di 130 posti ricavati all’interno di civili abitazioni idonee per l’utilizzo. Si legge nell’atto: «Il sindaco di Riace Domenico Lucano ha dichiarato di non avere presentato nessuna offerta né manifestazione di interesse e di essere stato contattato dal soggetto attuatore Mazzeo (indicato in seguito nel «signor Salvatore Mazzeo») nello stesso giorno della sottoscrizione della convenzione per la disponibilità ad aderire al piano di accoglienza». «Lo stesso Lucano – si legge – ha anche chiarito che il Comune non ha emesso fatture ma che, come ente gestore, ha documentato le spese sostenute attraverso le fatture prodotte dalle varie associazioni che hanno gestito il servizio e che hanno anche stipulato i contratti di fitto per le civili abitazioni utilizzate per l’accoglienza». Sul punto si evidenzia: «Le dichiarazioni rese dal sindaco del comune di Riace in ordine alla mancata emissione di fatture da parte dell’ente territoriale è confermata dai controlli svolti dalla Guardia di Finanza e tale circostanza, restando impregiudicata la valutazione sulle irregolarità fiscali, rende assolutamente incomprensibile la condotta del soggetto attuatore e dello stesso sindaco in considerazione della circostanza che gli stessi avevano sottoscritto una convenzione che obbligava il soggetto affidatario a presentare la fattura o un documento equipollente per ricevere la liquidazione delle prestazioni ricomprese nella convenzione».
Le delibere sotto esame
La Giunta del Comune di Riace in data 6 settembre 2011, con delibera n. 46, ha individuato 6 strutture associative con le quali sono state sottoscritte delle convenzioni in data 3 novembre 2011 e con la successiva delibera n. 10 del 3 febbraio 2012 ha stabilito di prorogare gli accordi già assunti: «In sostanza – si rappresenta nell’atto – le convenzioni sottoscritte dal Comune di Riace sono delle vere e proprie sub convenzioni ovvero dei subappalti che si pongono in palese contrasto con la convenzione sottoscritta con il soggetto attuatore che escludeva espressamente la possibilità del sub affidamento in toto dei servizi a terzi».
Presunte irregolarità
Altre presunte irregolarità «si ravvisano a seguito dell’accertamento che tali strutture risultano non avere requisiti di particolare specializzazione». In diversi casi «si tratta di strutture da poco costituite o comunque da poco convertite verso finalità coerenti con l’accoglienza dei migranti». In conclusione: «Le anomale modalità di gestione dell’accoglienza come riassunte non consentono di giustificare l’affidamento dei servizi in assenza di idonea documentazione e, successivamente, la liquidazione dei corrispettivi a favore di soggetti poco qualificati che hanno svolto il ruolo di sub affidatari, in violazione delle norme, e che hanno, pur privi di partite Iva, emesso fatture». Capitolo Caulonia Per il Comune di Caulonia il danno erariale stimato dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’indagine ammonta a 337.078,54 euro. Nell’atto della Procura contabile regionale si indicano quali soggetti interessati alla vicenda l’allora legale rappresentante pro tempore del comune di Caulonia, individuato nel sindaco Ilario Ammendolia, nonché 5 persone che hanno ricoperto la qualità di membri della Giunta comunale di Caulonia a fine 2011 e il soggetto attuatore per la regione Calabria.
La convenzione
Per Caulonia si rinvia a una convenzione siglata il 4 luglio 2011 tra il soggetto attuatore e il Comune «con la decorrenza fissata al 23 luglio e la scadenza al 31 dicembre 2011 per il ricovero di 50 persone all’interno di civili abitazioni, sulla base di un’offerta asseritamente presentata in data 20 aprile 2011 ma non citata nella convenzione». In data 8 novembre 2011 la Giunta Comunale di Caulonia «con la deliberazione n. 354, ha preso atto della convenzione sottoscritta e dell’autorizzazione da parte del sindaco», che risulta rilasciata a un consorzio per assicurare tutti i servizi previsti a favore dei soggetti migranti, «circostanza che non risulta esplicitata nell’offerta presentata alla regione Calabria». Si ritiene che «la documentazione a supporto degli accordi tra il Soggetto attuatore e gli affidatari è palesemente contraffatta e pertanto risulta poco credibile». Il 23 novembre 2011 la Giunta comunale di Caulonia, con la delibera n. 359 «a parziale modifica della precedente deliberazione n. 354, ha stabilito di assumere in proprio alcuni dei servizi già affidati» al consorzio, con modifica in data 7 dicembre 2011 dell’accordo intercorso con il consorzio che non risulta tra i soggetti dalla Procura contabile.
Accordi sotto esame
Anche in questa circostanza, come nel caso di Riace, la Procura contabile ritiene che gli accordi intercorsi tra il Comune di Caulonia e il Consorzio «si pongono in palese contrasto con le previsioni della convenzione sottoscritta con il soggetto attuatore dal momento che, sulla base delle norme nella stessa contenute, il soggetto affidatario avrebbe dovuto porre a disposizione delle strutture per l’accoglienza e, prima di ricevere i compensi pattuiti, avrebbe dovuto emettere le necessarie fatture attestanti le prestazioni offerte». «La convenzione sottoscritta – si sottolinea nell’atto – non rendeva possibile, come avvenuto, di subaffidare per interno i servizi offerti per un corrispettivo di 43,00 euro al giorno a persona senza alcuna distinzione».
Fatture sotto osservazione
Tra l’altro la Guardia di Finanza ha rilevato che il consorzio avrebbe fatturato operazioni di valore corrispondente a 600 mila euro nell’anno 2011 «con l’applicazione non corretta del 4% mentre, per gli anni successivi, inspiegabilmente le fatture vengono rilasciate senza applicazione dell’Iva consentendo così al consorzio di introitare un maggiore compenso». A questo si aggiunge una remunerazione ritenuta «non giustificata dei posti convenzionati non occupati (euro 21.400,00)».
La difesa
Nell’atto di invito a dedurre, per come stabilito dal codice di giustizia contabile, i soggetti interessati hanno un termine di 45 giorni dalla notifica per esaminare tutte le fonti di prova indicate a base della contestazione formulata e depositare le proprie deduzioni ed eventuali documenti.