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'Ndrangheta a Reggio: due boss indagati chiedono essere interrogati da pm

Dopo l’avviso di chiusura indagini del maxiprocesso «Epicentro», due boss della 'ndrangheta reggina hanno deciso di farsi interrogare e fornire la loro versione ai sostituti procuratori della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino e Walter Ignazitto. Si tratta di Paolo Rosario De Stefano e di Carmine Polimeni. Il primo, figlio del boss defunto Giorgio De Stefano, è stato arrestato nell’ambito dell’operazione «Nuovo corso» in cui è accusato di estorsione ai danni dell’imprenditore Francesco Siclari che, in riva allo Stretto, aveva vinto l’appalto per la ristrutturazione del corso Garibaldi.

«Sono estraneo alla vicenda che mi viene contestata» si difende De Stefano davanti ai pm ai quali conferma però di essersi visto con Siclari in un appartamento nel quartiere di San Brunello: «Effettivamente quest’incontro avvenne, su richiesta di Siclari. Voleva che il nostro appuntamento avvenisse in modo riservato. Sapeva benissimo chi fossi. Mi disse che era il terzo socio nell’appalto della Ga.Ga», la società vittima dell’estorsione, «in cui era coinvolta anche Avr». «Mi disse che rappresentati di alcune "famiglie del posto" - sono le parole di De Stefano - lo stavano cercando e mi chiese di intercedere affinché potesse lavorare con serenità. Io gli dissi che non volevo avere nulla a che fare con queste cose e lui ci rimase male. Nel racconto di Siclari ci sono tante incongruenze. Quando sono andato all’incontro pensavo che volesse parlarmi di cose personali e non di questioni di 'ndrangheta. Per questo ci sono andato».

Genero del boss Giovanni Tegano di Archi, invece, Carmine Polimeni è stato arrestato nell’operazione «Malefix» per un’estorsione di 200mila euro ai danni dell’imprenditore Francesco Berna: «L'ho incontrato - dice ai pm - quando ero un partecipe qualificato della cosca Tegano. Berna mi spiegò la problematica connessa alla liberazione del terreno di Pentimele». Stando alla sua versione, il boss avrebbe avuto un colloquio con il proprietario del terreno il quale lo rassicurò che era tutto risolto: «Sicché io non feci niente. In cambio del mio intervento, convenni con Berna un 'regalò di 250mila euro e non di 200mila per come riferito dal Berna. Per quanto ne sapevo io, da partecipe qualificato della cosca Tegano, Berna era un imprenditore vicino alla cosca Libri, ma non ho mai avuto dirette esperienze in proposito».

Polimeni ammette, inoltre, di essere stato 'ndranghetista: "Quando sono uscito dal carcere - conclude - ho preso le distanze dal circuito relazionale precedente, per avviarmi a nuova vita, comunicando questa scelta, all’interno della mia famiglia, ma il problema è che le persone della cosiddetta società civile sono venute a chiedermi di intervenire a loro favore senza che io lo facessi. Avrei avuto bisogno di più tempo per fare constatare il mio recesso dall’associazione».

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