'Ndrangheta: i coniugi Bentivoglio sono vittime di 7 attentati, il Comune di Reggio li mette in mora
Dopo una lunga sequela di episodi di violenza e atti intimidatori, tra lettere minatorie, furti, incendi, bombe e perfino un tentato omicidio a colpi d’arma da fuoco, i coniugi Tiberio Bentivoglio e Vincenza Falsone, vittime della criminalità organizzata, chiedono aiuto allo Stato. I due, titolari della «Sanitaria S'Elia», ubicata in un bene confiscato sul lungomare di Reggio Calabria, hanno ricevuto dal Comune di Reggio Calabria una lettera di messa in mora con intimazione a pagare gli affitti arretrati, tremila euro al mese per gli ultimi cinque anni. Soldi che non possiedono, a causa dei debiti contratti per far fronte ai danni causati dai numerosi attentati subiti e ai ritardi burocratici nell’ottenere i risarcimenti dovuti alle vittime della criminalità organizzata. In una lunga lettera, inviata al Comune e per conoscenza al Presidente della Repubblica, al procuratore nazionale antimafia, al prefetto di Reggio Calabria, al presidente della commissione parlamentare antimafia, al presidente facente funzione della Regione Calabria, all’Anci, a Libera e ad Avviso Pubblico, i coniugi ripercorrono la loro storia.