«Assurda e anacronistica»: così la Lav definisce l’idea di costruire «l’ennesima prigione per animali giustificandone la scelta nel nome della cultura e del turismo, sul cui declino pesano molto spesso politiche fallimentari». Il riferimento è all’acquario che dovrebbe rappresentare il “cuore” del futuro Museo del mare finanziato dal Recovery Plan con 53 milioni di euro. «Non si può davvero pensare di fare pagare il prezzo sempre e soltanto agli animali. Forme di intrattenimento come gli acquari – si legge in una nota della Lega antivivisezione reggina – si sono quasi sempre rivelati clamorosi flop; la solita logora “soluzione jolly” tirata fuori quando non si ha voglia di pensare a strategie di crescita economica che valorizzino gli ingredienti naturali dei quali dispongono bellissime aree d’Italia come quella dello Stretto di Messina, nella quale si affaccerebbe il Museo del mare». E allora, si domanda la Lav, «perché non pensare a un grande centro di recupero per la fauna marina, che faccia da motore trainante per il recupero del Mare Nostrum? Un centro che sia attrattore per ricercatori, biologi marini, veterinari, volontari, risorse economiche, turismo di qualità e non quello mordi e fuggi a caccia di selfie?».
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