Duemila in meno sono gli occupati dal 2020 a oggi. La pandemia da coronavirus, le restrizioni per il contenimento del virus e il crollo dei consumi provocano un tracollo nel dato occupazionale nell’area metropolitana. Secondo le elaborazioni di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Istat nel 2020 nell’area metropolitana di Reggio Calabria si è registrato un calo dell’occupazione di circa 2mila unità, passando da 144mila a 142mila. In termini percentuali, la contrazione è stata dell’1,2%: un valore di molto inferiore a quello medio regionale (-4,3%) e anche al nazionale, del 2%. Diversamente dall’andamento nazionale, la contrazione occupazionale è stata maggiore tra gli uomini (-1,4%) rispetto alle donne (-0,9%).
Ma manca personale
Da una parte l’occupazione è in calo dall’altra le imprese soprattutto artigiane non riescono a trovare personale. Se trovare un cameriere diventa un terno al lotto, per intercettare un acconciatore, uno chef o un autoriparatore diventa una missione quasi impossibile. Una contraddizione che sta creando un cortocircuito nel mondo del lavoro. «La vulgata – dice il presidente di Confesercenti, Claudio Aloisio – è che vengano pagati poco. Ci sono imprenditori poco corretti, ma si tratta di una piccola frangia. Io inviterei piuttosto a fare verifiche e controlli rispetto alle spese che vengono effettuate con le carte del reddito di cittadinanza. Ci sono dei vincoli precisi, non ci si può comprare gli alcolici o pagare in boutique con la carta. È le proposte che dovevano arrivare tramite i navigator». Come dire i sussidi preziosi strumenti per arginare l’avanzare della povertà non hanno colto l’obiettivo sperato.
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