Avrebbero preteso un “pensierino” - in gergo mafioso un contributo economico a favore delle famiglie dei detenuti - per sostenere la ’ndrina che operava in uno specifico territorio. Il denaro sborsato dagli imprenditori sarebbe invece servito per ottenere il visto per continuare a lavorare in pace, senza intoppi o incidenti di percorsi. Per due volte gli emissari delle cosche Libri (i potenti con base operativa a Cannavò) e Morabito (che gli inquirenti indicano come “I grilli” di Terreti) si presentarono nel cantiere (per un appalto aggiudicato da una ditta operante nel settore della manutenzione del gas) per ottenere un aiuto in vista delle festività di Natale. Ad appena due mesi di distanza dal blitz della Guardia di Finanza (tre persone colpite da misura cautelare: in carcere: Antonio Riccardo Artuso, 44 anni, «intraneo alla cosca Libri»; ai domiciliari Vincenzo Serafino, 56 anni, «tra i fiancheggiatori del boss super latitante Giovanni Tegano»; e Bruno Scordo, 38 anni) sono tredici gli indagati dell'operazione “Pensierino” (tra cui un militare della Guardia di Finanza all'epoca dei fatti in servizio presso l'aliquota di P. G. presso la Procura: Cosimo Roberto Spanti, 51 anni, nativo di Reggio e residente a Palizzi «perché da Pubblico Ufficiale materialmente accedeva con le proprie credenziali e dalla propria postazione allo SDI per verificare i precedenti penali e di polizia») a cui la Procura distrettuale antimafia ha notificato l'avviso conclusione delle indagini preliminari. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio Calabria