Era solo poco tempo fa quando la Terapia intensiva tradizionale e polivalente riapriva con undici posti letto. Un ritorno al passato che suonava come una speranza. Adesso, il messaggio è di altro tenore, o quanto meno induce ad una cautela necessaria. Perché, l’area covid della Rianimazione – che ha ospitato tanti pazienti affetti dal coronavirus – riapre la propria attività, dopo essere stata sterilizzata, perfettamente pulita, e soprattutto dopo essere stata chiusa.
«Abbiamo ricoverato una giovane donna della Locride che, dopo un passaggio in Malattie Infettive, a causa di uno stato di compromissione polmonare, ha avuto necessità di un supporto intensivo maggiore. È stato così occupato – annuncia il primario Sebastiano Macheda – uno dei tre posti covid, strutturalmente divisi, all’insegna di un percorso assolutamente differenziato di sicurezza, che avevamo mantenuto in via precauzionale, per rispondere a ogni evenienza, considerando che Malattie Infettive era l’unico reparto covid ancora aperto dopo la chiusura di Pneumologia e di Medicina Urgenza.
Tutto questo – osserva Macheda – a fronte di numeri che in ospedale non stanno scendendo». Macheda rilancia: «Non ce l’aspettavamo. Contavamo sul fatto che l’ultimo paziente “estivo” lo avevamo avuto lo scorso giugno e che al limite qualche problema si sarebbe potuto presentare ad ottobre, dopo la libertà di questi mesi. E soprattutto, facevamo affidamento – e lo facciamo tutt’ora – sulla forza straordinaria del vaccino. Ma è proprio questo il problema principale».
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