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Locri: Canadian 'Ndrangheta Connection, tutti i perché delle assoluzioni

Le motivazioni della sentenza del Tribunale di Locri. «Il rapporto parentale non può essere considerato quale univoco indice di partecipazione all’associazione mafiosa»

«Il rapporto parentale non potrà essere considerato quale univoco indice di partecipazione all’associazione». È quanto scrivono i giudici del il Tribunale di Locri nella sentenza del processo scaturito dall’operazione “Canadian ’Ndrangheta Connection” concluso nel maggio scorso con due condanne e 6 assoluzioni.
Il procedimento ha preso avvio a seguito dell’omicidio di Carmelo Muià, detto Mino, assassinato la sera del 18 gennaio 2018 a Siderno. Un delitto rimasto irrisolto sebbene subito dopo l’agguato gli inquirenti abbiano fatto ricorso a una serie di approfondimenti investigativi anche attraverso intercettazioni, mediante il ricorso al cosiddetto “trojan”, su diverse utenze telefoniche tra le quali quelle di alcuni parenti della vittima. Le captazioni hanno determinato lo sviluppo di tre rami di indagine, almeno per quanto riguarda il procedimento che si è definito con il rito ordinario davanti al collegio penale di Locri, composto dal presidente Fulvio Accurso e dai magistrati Federico Casciola (estensore) e Rosario Sobbrio. La Procura antimafia reggina ha concluso con la richiesta di condanne per 7 imputati a circa cento anni di reclusione, mentre il Tribunale ha condannato Antonio Mamone alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione e Marilena Gravina a 1 anno e 6 mesi, con pena sospesa; ha, invece, mandato assolti Antonio Galea (cl. 62), Giuseppe Macrì, Armando Muià, Giuseppe Muià (cl. 44), Vincenzo Muià (cl. 72) e Vincenzo Muià (cl. 68) con la formula “per non aver commesso il fatto” dai reati a loro rispettivamente contestati.

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